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Parte la raccolta firme per chiedere una sanità pubblica più efficiente in Lombardia. La petizione, che si chiama Lombardia Si-Cura, è stata lanciata lo scorso venerdì 1 marzo in Camera del Lavoro a Pavia. A promuoverla a livello regionale sono 40 realtà, in provincia di Pavia hanno risposto all’appello la Funzione Pubblica Cgil, il Sindacato Pensionati Italiani Cgil, Arci, Medicina Democratica, il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, e il Partito della Rifondazione Comunista. “La riforma Maroni del 2015 – ha spiegato in conferenza stampa Simone Verni, ex consigliere regionale M5S – non ha favorito la sanità, spingendo anzi verso l’accentramento e la privatizzazione. Il governo, poi, ha acconsentito a cinque anni di sperimentazione, e a inizio 2020 ha deciso che questa legge andava bene. Il Covid, poi, ha fatto emergere tutto ciò che di sbagliato c’era nella riforma Maroni. Agenas ha chiesto a Regione Lombardia di riscrivere la legge, ma la finta riforma Moratti-Fontana non ha risposto alle osservazioni che erano state sollevate”. I promotori hanno parlato di case di comunità aperte con una ritinteggiatura e basta, senza garantire servizi territoriali veri. “Nel 2023 – prosegue Verni – si sono attivati alcuni comitati, con l’obiettivo di riportare al pubblico la programmazione della sanità pubblica. È stato lanciato un referendum, poi considerato inammissibile. Abbiamo fatto ricorso al Tar, e il prossimo 16 marzo sapremo l’esito”. Tutti hanno contestato il fatto che Regione Lombardia attribuisca fondi pubblici alla sanità privata. E oggi, dove ha fallito il referendum, il comitato Lombardia Si-Cura ci riprova lanciando una petizione. Nella petizione si chiede l’abbattimento delle liste di attesa, la stabilizzazione del personale precario e la valorizzazione del lavoro. “Vogliamo dar voce a tutti i cittadini, non solo a una parte politica – hanno ribadito i rappresentanti delle associazioni e gli esponenti dei partiti – perché qui si tratta di una battaglia di civiltà costituzionale. Oggi milioni di persone rinunciano alla cura perché non possono permetterselo. Il tema della salute mentale non viene ancora percepito come un bisogno. Ci sono tante cose da fare e noi chiediamo un cambiamento per tutti”.

Massimiliano Farrell