Dopo una figuraccia mai vista, dieci consiglieri mandano a casa la Gardella
Il vicesindaco, con tutta la giunta, è decaduta alle 22 e 30 di lunedì 29 settembre. Eppure la rovinosa caduta dell’esecutivo, mai retto dalla piena fiducia dei consiglieri di maggioranza, non sembrava essere prevedibile nella serata di lunedì 29 settembre. Invece dopo quasi un’ora di sospensione, in seguito ad una concitata riunione dei capigruppo, ad un’ora e mezza dall’inizio della seduta, il presidente del consiglio Denise Mirimin ha ufficializzato le dimissioni immediate di 10 consiglieri comunali. A dire “basta” è sono stati i membri dell’opposizione Giuseppe Abbà (Prc), Luigi Tarantola (Lega), Luigi Granelli (Lega), Silvia Piani (FI) e Luisa Della Bella (Pd) e cinque membri della stessa maggioranza che aveva sostenuto, anche se in modo critico, il governo cittadino. Sono loro, ben cinque elementi della maggioranza, a aver staccato la spina. Annalisa Zenone (indipendente), Riccardo Bertin (indipendente), Paolo Pischedda (Lombardia Ideale), Federica Rufo (Lombardia Ideale) e Ezio Gè (Lista civica ViviAmo Mortara) hanno ritenuto che la misura fosse colma. Proprio la scelta di fare un passo indietro compiuta da Ezio Gè è la più clamorosa. Persona pacata, riflessiva e fedele all’alleanza programmatica stipulata in campagna elettorale, Ezio Gè ha sempre cercato di mantenere salda la maggioranza di governo. Il suo ultimo gesto evidenzia un disagio insanabile, uno stato di logoramento, il raggiungimento di un punto di non ritorno. Invece a non firmare le immediate dimissioni sono stati solo i rappresentanti di Fratelli d’Italia (Denise Mirimin, Alessandro Paoletti, Riccardo Desa e Paolo Livraga).
LA SCENA MUTA
Una situazione surreale, mai vista in un’aula consigliere. La scena muta dell’amministrazione, ed in particolare del vicesindaco Laura Gardella, ha fatto più rumore di qualsiasi invettiva. Nel luogo istituzionale deputato al dibattito, al confronto (a volte anche allo scontro) si è consumato un momento di assordante silenzio. Da una parte le domande di tutta l’opposizione. Dall’altra... il nulla. Eppure l’assemblea di lunedì era iniziata in modo “scoppiettante”. Prima che si potesse partire con la discussione dei 17 punti all’ordine del giorno tutti e cinque i rappresentanti dell’opposizione (una novità che tutti abbiano preso la parola) avevano rivolto domande e interrogativi all’amministrazione. Domande legittime sui limiti e i poteri di questa legislatura e richieste di chiarimenti sul porfido stampato in relazione ai dubbi espressi dall’essere Gianfranco Delfrate. Dai banchi del governo cittadino c’è stato prima un imbarazzante silenzio, rotto poi da una breve risposta del segretario generale. Infine, ha preso la parola il vicesindaco. Sarebbe dovuto essere il momento del dibattito politico pubblico, se non proprio “della verità”. Invece Laura Gardella si è limitata a leggere, senza proferire altra parola, il primo punto all’ordine del giorno. In altre parole ha tirato dritto come se nessuno avesse detto nulla, come se i consiglieri di minoranza non meritassero la minima attenzione. Il disprezzo più totale. Le reazioni, dall’altra parte della barricata, sono state immediate. In aula il consigliere Luigi Tarantola ha sbattuto le mani nel classico gesto che accompagna un “mamma mia! Ma com’è possibile”, mentre Silvia Piani ha immediatamente acceso il microfono, visibilmente alterata, per sottolineare come non tollerasse una presa in giro di questo tipo. Poi la rappresentante di FI ha chiesto una sospensione e la riunione dei capigruppo. Non erano neanche le 21 e 30. Ed era l’inizio della fine. Da lì sarebbe seguita un’ora concitata, con un via vai di consiglieri intenti a discutere in separata sede (un gruppo in segreteria, l’altro in sala giunta), con i segretari di Lega e Fdi febbrilmente attaccati ai cellulari, e con l’ipotesi di dimissioni di massa che prendeva sempre più corpo. Una decisione che non ha riscontrato il gradimento di tutti. Non sono mancate pressioni da parte di una delle anime della Lega. Il segretario dei Lumbard non avrebbe voluto togliere le castagne dal fuoco ai rivali, ma possibili futuri alleati di Fratelli d’Italia. Forse avrebbe preferito vedere ancora per qualche mese il costante logoramento di Fdi, partito di governo trascinato verso il baratro dei consensi da questa legislatura. “Non posso fare calcoli politici di questo tipo – spiega Luigi Tarantola – e devo pensare alla città. Per me l’importante è fare la cosa giusta per Mortara. Sinceramente, dopo tre anni passati all’opposizione, non era possibile dare ancora una possibilità a questo governo cittadino”. L’opposizione, giustamente, fa l’opposizione. E, se ne ha l’occasione, contrasta chi governa. Molto più difficile è far parte di una maggioranza e decretarne la fine. Ecco perché va riconosciuto il coraggio della scelta dei cinque rappresentanti della maggioranza. “Questa sera non avevamo la minima intenzione di votare contro ai punti messi all’ordine del giorno – spiega Federica Rufo, capogruppo di Lombardia Ideale – ma ci saremmo limitati all’estensione su quei punti che meno ci convincono. La decisione di dimettersi per far terminare immediatamente la legislatura è arrivata dopo la scena imbarazzante in apertura di seduta. Anche noi della maggioranza non possiamo tollerare che non vengano date risposte alle domande dell’opposizione. È un atteggiamento troppo irrispettoso. Il vicesindaco avrebbe potuto rispondere in qualsiasi modo, aggirare le domande con un po’ di dialettica se proprio non voleva entrare nel merito. Però ignorare in questo modo l’intera opposizione per noi di Lombardia Ideale ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Della stessa opinione anche Riccardo Bertin che proprio lunedì scorso aveva ufficializzato, assieme ad Annalisa Zenone, il suo quarto passaggio di “casacca” passando da Lombardia Ideale ad indipendente. “Noi – spiega Riccardo Bertin – abbiamo sempre cercato di essere propositivi e collaborativi, dando suggerimenti su come migliorare la rotta presa dal governo cittadino. Invece dall’altra parte abbiamo sempre riscontrato un atteggiamento chiuso, tipico di chi prende come un fastidio qualsiasi consiglio”. Eppure il ruolo che hanno voluto ricoprire molti esponenti della maggioranza è stato proprio questo. “Lo dice la parola stessa - afferma Annalisa Zenone -, siamo stati eletti per dare consigli alla nostra maggioranza. Invece, tranne un brevissimo periodo legato alle vicende dei cambi al vertice in AsMortara, non siamo mai stati realmente coinvolti o presi in considerazione. La bruttissima figura di lunedì sera in consiglio, con il silenzio del vicesindaco, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo”. In apertura di seduta erano arrivate anche le bordate del “solito” Giuseppe Abbà e quelle “inedite” di Luisa Della Bella. “L’assessore ai lavori pubblici – afferma Abbà – è stato sfiduciato del resto della giunta, mentre scelte importanti sul futuro della città e di AsMortara vengono prese senza un minimo di confronto pubblico. In un anno e mezzo questa amministrazione non è stata capace di impiegare il milione e mezzo dato dalla Regione per sgomberare l’area Bertè dai rifiuti. Ed ora l’amministrazione pretende una cifra analoga da AsMortara da spendere nei prossimi sei mesi!E per fare cosa poi? C’è un enorme problema politico, c’è l’assenza di dibattito, di confronto e di idee. Ora saranno gli elettori a giudicare tutto questo disastro”. Luisa Della Bella (Pd) aveva chiesto informazioni sul “caso” del porfido stampato, mentre Luigi Granelli aveva dubbi sul fatto che la ditta già incaricata potesse chiede un risarcimento nel caso in cui il lavoro del porfido stampato venisse annullato. Le risposte non sono mai arrivate. Le dimissioni sì. Game Over.