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Giovedì alle 21 Palazzo Cambieri sarà sede di un’importante incontro tra le vicende della storia d’Italia e della storia di una famiglia protagonista delle stesse. Ma l’accento non sarà sui grandi fatti, che occorre sempre studiare e ricordare con attenzione; piuttosto su quelle correnti private e nascoste agli occhi di tutti che sono le vicende familiari, d’una famiglia che nonostante tutto è rimasta unita e ha proseguito nella sua vita all’insegna della genuinità. Edda Negri Mussolini presenterà, nella città della sua infanzia, il suo nuovo libro scritto con il giornalista Mario Russomanno ‘‘I Mussolini dopo Mussolini, un racconto di famiglia’’ edito da Minerva edizioni nel 2022. ‘‘Si tratta di un’intervista – spiega Edda Negri Mussolini – dove rispondo alle domande che mi sono state poste da Russomanno sui ricordi della mia famiglia. Nel libro ci sono sentimenti, emozioni, frustrazioni e le storie nella storia di una famiglia che da un giorno all’altro ha dovuto affrontare estreme difficoltà e ricrearsi allora una vita normale. Questo scritto vuole essere una continuazione di quello che pubblicai nel 2015, sempre con Minerva, ‘Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini’. Molti mi hanno chiesto come continuasse la storia che avevo raccontato di Rachele Guidi e così ho voluto coinvolgere le vicende di tutta la famiglia’’. Nel ricordo non si trovano solo i famigliari in senso stretto, ma anche quelle persone familiari come potevano essere la cameriera personale del ‘‘nonno’’ o ‘‘la tata di zio Romano’’. ‘‘Il Dopoguerra è stato un periodo difficile – racconta – perché la mia famiglia d’improvviso s’è ritrovata in una situazione in cui non si poteva fare più quello che fino ad allora aveva fatto. In queste vicende private, di cui solo uno sguardo interno può dar conto, si concentra il senso intimo del libro. Impegnata per molti anni, ho trovato solo in quest’ultimo decennio il tempo di potermi dedicare al racconto della mia saga familiare. Il libro su nonna Rachele non poteva che essere seguito da quello sugli zii e gli altri’’. Forse un libro che a molti darà fastidio, non tanto per il contenuto, ma perché autore e titolo hanno in comune un cognome ‘difficile’. Delle tantissime presentazioni, infatti, già fatte nei mesi scorsi, non sempre tutto è andato rose e fiori; anzi si è arrivati persino a pesanti minacce. Ma non si deve confondere la storia con la vita delle persone. 
‘‘Oggi c’è più paura - commenta – che negli anni Ottanta. Se i miei zii facevano qualcosa a quell’epoca nessuno gli diceva nulla contro o si scandalizzava tanto. Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile e le manifestazioni d’odio non sono così rare’’. Le motivazioni sono complesse, come ogni fenomeno storico, ma forse l’odio incondizionato è scarsa consapevolezza di quel che si odia e certo di questi veloci tempi le sentenze sono tante, mentre poche le considerazioni e le volontà di avvicinamento per capire quel di cui si parla. ‘‘Ogni volta che presento il libro – commenta Edda Negri Mussolini – mi accorgo che riporto informazioni diverse in base alla sensazione che mi lascia il pubblico di fronte a me. Ognuna è diversa dall’altra. Non so mai cosa dire prima di iniziare perché la materia delle mie presentazioni, come dicevo all’inizio, sono ricordi ed emozioni. Per questa occasione sono felicissima di essere a Mortara, luogo della mia infanzia e della mia giovinezza, terra natia di mio padre. Mi ricordo quando giocavo a santa Veneranda con la sacrista che c’era lì. Sono davvero contenta di poter venire: sono una donna che vive di emozioni, e lì tante ne ho provate’’. Potranno essere molti gli aneddoti da raccontare riguardo a Mortara, alla Sagra del salame d’oca con l’immancabile padre di Edda, Giuseppe ‘‘Nando Pucci’’ Negri, e la zia Edda, vedova di Galeazzo Ciano, che molte volte si è recata a Mortara durante la festa della città per passare momenti di svago con la famiglia. ‘‘La zia Edda – spiega – era una donna di grande fascino e molto forte. Ha lottato molto per suo marito e per la sua famiglia. È stata una presenza costante. Anche, e soprattutto, la nonna Rachele è stato il perno che ha tenuto unita la famiglia nonostante tutto. Lei ci ha insegnato a non odiare, a non vendicarci, a non cercare colpevoli e, invece, a perdonare ed essere obiettivi. Ricordo che a Natale ci riunivamo tutti, così come partecipavamo insieme alle messe di suffragio per il nonno. Io ho voluto raccontare questi momenti, prima con l’importante figura di nonna Rachele e dei suoi importanti insegnamenti, poi con il resto della famiglia, che non si è mai persa di vista’’. C’è sempre il tempo del perdono: guardare avanti, con la consapevolezza del passato. A tenere uniti è l’amore, non l’odio.