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MORTARA – Sei anni di carcere per Vincenzo Bertè, sette per il socio Andrea Biani e tre anni per Vincenzo Ascrizzi. Sono le richieste che il pm Paolo Mazza ha avanzato lunedì scorso, 13 novembre, durante l’udienza del processo che si sta svolgendo a Pavia. Al processo pavese Bertè è imputato per false fatturazioni e reati fiscali. In primo grado, infatti, è già stato condannato a quattro anni per incendio doloso. Andrea Biani, amministratore della Eredi Bertè Recology, imputato anch’egli per reati fiscali, secondo la pubblica accusa avrebbe aiutato Vincenzo Bertè ad appiccare l’incendio allo stabilimento di via Fermi. Era il 6 settembre 2017 quando Mortara venne svegliata dal suono delle sirene. Dallo stabilimento di via Fermi si era alzata una colonna di fumo denso e nero, nell’aria un odore acre. Le fiamme continuarono a bruciare rifiuti per giorni, la città venne catapultata su tutti i telegiornali nazionali. Il “rogo Bertè” rese così tristemente celebre Mortara e la Lomellina. Tra le richieste di pena avanzate dal pm Mazza c’è anche quella per Vincenzo Ascrizzi: all’epoca dei fatti, l’uomo era titolare della ditta Mwr e collaborava con Bertè. Ascrizzi è accusato di riciclaggio e reati fiscali: per lui l’accusa ha chiesto tre anni di carcere. 
Il prossimo 4 dicembre sarà la volta della difesa, mentre a fine gennaio dovrebbe arrivare il pronunciamento del giudice.