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L’8 novembre Marta Bonzanini (nella foto), l’archivista che gestisce le carte dell’archivio comunale mortarese, presenterà la mostra, che si inaugura lo stesso giorno e si protrae fino al 18 novembre, allestita nelle sale del Civico17 sul Congresso nazionale risicolo del 1903 che si tenne proprio a Mortara. Alle 17 Bonzanini darà una panoramica sulla situazione degli agricoltori lomellini emersi nelle carte d’archivio, puntando poi l’attenzione particolarmente su Egisto Cagnoni, socialista assessore del comune e deputato nella Camera, che portò diversi piccoli miglioramenti nella vita dei mondariso. “Abbiamo deciso di organizzare questa mostra – spiega Marta Bonzanini – per dar risalto alla ultima sezione a cui per ora è giunto l’inventario dell’archivio del Comune di Mortara, ora consultabile sul sito web del comune, che si concentra in particolare sul primo decennio del Novecento”. Il primo congresso internazionale del riso si tenne a Novara nel 1901. Il secondo a Mortara. “Questo – racconta – fa capire l’importanza della città in quel momento storico. Durante quell’occasione furono realizzate delle mostre riguardanti gli animali della fattoria, cani e lavori vari all’uncinetto. Era stata anche organizzata una gara mandolinistica. Se da un lato, però, l’importanza nell’ambito agricolo padano di Mortara era certa, allo stesso modo si confermava centro di aspre lotte tra braccianti e proprietari terrieri tanto che nella stessa città aveva sede la Federazione Proletaria Lomellina”. In quel periodo storico la concorrenza delle merci straniere si faceva sempre più spietata. In questo modo i grandi proprietari si potevano arricchire sempre più, mentre i piccoli si dovevano adeguare vendendo i loro terreni e diventando braccianti. Inoltre, sempre nello stesso periodo, nonostante le controindicazioni sanitarie per una possibile diffusione massiccia di malaria, si decise di aumentare le coltivazioni risicole.  “In questo contesto – spiega – si inseriscono le lotte contadine e l’azione importante di Egisto Cagnoni. Durante il periodo della semina e della monda c’era una presenza massiccia di mondariso stranieri, ma da intendersi come tali perché venivano dai territori confinanti alla Lomellina. Lo facevano per guadagnare qualcosa in più, soprattutto in natura con sacchi di riso et similia, ma sempre a condizioni miserevoli: si adeguavano a tutto. È interessante notare, tra l’altro, che all’epoca, a differenza degli anni 50’ che ha poi influenzato l’immaginario collettivo con la figura della mondina, il numero di mondariso maschi e femmine era lo stesso”. A causa della scelta dei grandi proprietari di affittarsi a questi mondariso più economici, le lamentele dei braccianti sono molte e alcune di queste sono conservate in tre faldoni dell’Archivio Comunale. I problemi erano soprattutto igienici: i braccianti venivano fatti dormire in fienili aperti su tutti i lati in pagliericci stantii e pieni di microorganismi dannosi per la salute dell’uomo. Sono presenti anche delle relazioni del dottor Pezza a tal riguardo. “Grazie all’intervento – commenta Marta Bonzanini – della Federazione Proletaria Lomellina, il cui segretario era sempre Egisto Cagnoni, ci fu la conquista delle dieci ore lavorative con pause adeguate e del miglioramento delle condizioni igieniche, oltre che a forme di pagamento più eque. Il filo rosso dell’intervento, poi, e in parte della mostra segue le sue tracce che arrivano fino al 1944, quando morì in un campo di concentramento dopo aver militato fino alla fine nel partito socialista”. Durante la prima Grande Guerra fu sindaco di Mortara. Anche grazie al suo operato la Lomellina divenne tutta “rossa”. Sono gli anni del cosiddetto Biennio Rosso, dove un’ondata di rivendicazioni scoppia tra i braccianti che si lasciano anche ad atti violenti senza senso in cui si danno fuoco a cascine o non si mungono appositamente le vacche per lasciarle morire. “Le testimonianze rimaste – commenta – sono importanti perché in questa fase molti documenti vengono distrutti senza pensarci due volte. Soprattutto, però, sarà colpa delle squadre fasciste, nel periodo in cui da “rossa” la Lomellina si fa tutta “nera”, che distruggono le leghe dei contadini, case del popolo e tutto ciò che era connesso alle politiche socialiste”. In mostra saranno presenti le carte comunali ancora conservate a cui si alterneranno le foto delle cascine di Luigi Pagetti. Ogni manufatto sarà accompagnato da una didascalia completa che lo contestualizzi bene. “Per dar conto del lavoro di ricerca svolto – conclude Marta Bonzanini – saranno pubblicate alcune immagini e una relazione sugli studi effettuati sul sito del Comune di Mortara”.

Vittorio Orsina