Maxi coltivazione di pannelli solari nelle campagne tra Mortara e Parona: levata di scudi nel paese dell’Offella

Dalla terra del riso alla terra dei pannelli fotovoltaici, il passo è breve. Prosegue infatti l’assalto alla diligenza delle ditte che cercano di fare affari molto remunerativi (per loro) il Lomellina.
Infatti presso l’ente provinciale è arrivato il 14esimo progetto per un impianto agrivoltaico che potrebbe sorgere a cavallo dei comuni di Parona e Mortara.
La procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) è stata avviata. Riguarda un insediamento per la produzione di energia rinnovabile sviluppato su una superficie di 70 ettari. L’investimento previsto dalla società Fri-el Geo di Bolzano è di 43 milioni di euro e prevede la posa di 43 mila pannelli solari su terreni oggi prevalentemente coltivati. La potenza complessiva è di 24,938 megawatt. Intanto sono già arrivate le prime bocciature e le inevitabili osservazioni al progetto. Il doppio “niet” arriva da Renato Soffritti, storico ambientalista e consigliere comunale di Parona, e da Alda La Rosa, presidente dell’associazione Futuro sostenibile in Lomellina.
“Abbiamo presentato, insieme al Gruppo d’Intervento giuridico di Pavia, le osservazioni al progetto presentato dalla ditta Fri-el Geo – spiega Alda La Rosa -. Sono state inviate in regione Lombardia, alla provincia di Pavia, ai Comuni di Parona e di Mortara. Finora in Lomellina sono stati presentati, compreso questo, 14 progetti tra fotovoltaico e agrivoltaico. Se venissero approvati tutti, compreso quest’ultimo, avremmo una campagna coperta da 764.738 pannelli solari con quasi 11 milioni di metri quadrati di consumo di suolo fertile. Abbiamo anche ricordato agli enti che devono approvare che il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) individua per il solare fotovoltaico come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle strutture edificate quali tetti di edifici, capannoni industriali, parcheggi, tettoie, aree di servizio. Secondo ISPRA la superficie già artificializzata e impermeabilizzata potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sarebbe sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal PNIEC al 2030, per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW. Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali. Infine abbiamo anche voluto mettere in risalto la reazione dei cittadini residenti in Lomellina che sui social hanno manifestato preoccupazione e forte contrarietà per le ricadute di questi progetti sul territorio. I cittadini sono infatti consapevoli che non saranno loro i beneficiari dell’energia prodotta da tutti questi pannelli solari nei campi, ma le ditte che li costruiranno. A loro resterà solo un territorio devastato anche sotto il profilo paesaggistico e sempre meno disponibilità di campi per l’agricoltura”.
Nella striscia di territorio tra il parco del Ticino e il confine naturale rappresentato dal torrente Arbogna sono concentrati 14 progetti, tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico. Una piantagione che porterà, qualora tutti i progetti dovessero ottenere il via libera dalle autorità competenti, al consumo di suolo e allo stravolgimento del paesaggio. Tutto mascherato dalla pia illusione che sotto i pannelli fotovoltaici possa proseguire l’utilizzo dei terreni a fini agricoli. La provincia di Pavia è presa d’assalto soprattutto perché i Comuni sono deboli (politicamente) oppure semplicemente miopi. Inoltre, il dato più allarmante è che il 30 per cento di questi impianti è concentrato in Lomellina, nella fascia nord-sud, da Mortara fino al Pò. Come se non bastasse per i cittadini non ci sarà nessun beneficio. Solo grandi profitti per le società che hanno fiutato l’affare dell’energia verde. Chiara e netta la posizione di Renato Soffritti. “Chiedo il rigetto dello studio preliminare ambientale presentato – afferma il consigliere comunale di Parona – oltre che la sospensione della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA fino all’integrazione completa della documentazione e alla convocazione di un confronto pubblico trasparente con il territorio. Ci sono almeno sei aspetti critici, tutti elencati nelle mie osservazioni. Tra queste ricordo che la documentazione non prevede alcun percorso verso la creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile, né garanzie di accesso ai benefici da parte della popolazione (es. riduzione bollette,
sostegno a famiglie e imprese). Il progetto si presenta come un’iniziativa privata con ritorno economico unilaterale, senza elementi di condivisione o partecipazione”.
Luca Degrandi