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Alla biblioteca “Francesco Pezza”, sabato 11 febbraio, alle 10, la professoressa di storia e filosofia Elisa Stangalini (nella foto) darà conto di una delle tante tragedie del Novecento riapparse con maggior vigore, ma non ancora abbastanza, solo in tempi recenti. Motivi politici… Le Foibe sono una tragedia ‘casalinga’ che ha convolto svariati italiani, e non solo, dal 1919 fino agli ultimi tempi della Seconda guerra mondiale e oltre. Il titolo dell’incontro è “Foibe, perché l’amore possa prevalere”. ‘’Ci sono troppe guerre – spiega Elisa Stangalini – . Ai miei alunni insegno l’etica del bene morale. Per questo si intitola così. In quei territori lì di confine ci sono sempre state situazioni di ripicca. Ci sono stati due regimi che hanno agito contro l’uomo in sé. La pulizia etnica è un attentato alla dignità umana e all’essenza dell’uomo. Si spera che in qualche modo l’amore possa migliorare le nuove generazioni’’. Elisa Stangalini si è appassionata alla vicenda delle Foibe all’età di quindici anni, nasce tutto da un libro. Negli anni ‘90 non si volevano far passare gli aiuti umanitari da Trieste per la guerra nei paesi balcanici. ‘’Mi chiedevo il perché – prosegue – e così ho cominciato a leggere, informarmi sui rapporti tra l’Italia e l’ex Jugoslavia. Ho raccolto tanti articoli di giornali e diverse testimonianze. Sono rimasta colpita. Non posso fare a meno, anche adesso che insegno storia, di rimanere coinvolta. Pensare agli esseri umani in sé, trattati così, raggela il sangue. Per questo il taglio del mio intervento non sarà assolutamente politico. Dell’argomento le destre e le sinistre ne hanno abusato già abbastanza. Qua siamo chiamati in causa in quanto uomini che si rendono conto di come altri uomini siano stati uccisi e torturati’’. 
Foiba viene dal latino fovea: fossa, buca, antro, spelonca. Un posto dove buttare degli scarti. 
‘’L’uomo è stato considerato uno scarto – aggiunge – in queste lunghe e complesse vicende che partono dal Trattato di Versailles, quando l’Italia ha perso l’Istria. Le torture non erano così differenti da altri campi. Legavano le persone sul ciglio di queste fosse, sparavano in testa a una di loro che a peso morto tirava giù tutti gli altri, che finivano in questi profondi antri naturali patendo sete, fame, dolore. Ma c’era dell’altro: costretti a picchiare la testa contro le pareti di roccia, ad esempio, svenivano dal dolore e subito venivano risvegliati da secchiate di piscio. Solo dopo cinquant’anni si sono ritrovate le ossa, quando in segreto, in accordo col Ministero della Difesa, uno speleologo è sceso nelle Foibe e ne ha trovato distese intere. Non si riesce a fare nemmeno il conto di quante persone possano esserci finite’’. 
Soltanto dal 2005 nel calendario nazionale è entrato il ricordo delle Foibe, il 10 febbraio. Ogni scuola sarebbe tenuta a divulgare ‘’ma purtroppo i libri di testo – confessa – sono parchi di informazioni e dedicano poco spazio alla trattazione. È un periodo poco conosciuto, anche dagli stessi insegnanti. Nella mia scuola sono la prima che fa iniziative in questo senso. Saranno presenti i miei alunni e i loro genitori. Per me sarà un giorno importante: i miei compatrioti sono morti. Per me la bandiera dell’Italia è sacra, è doveroso ricordarli. In apertura il brano ‘Imagine’ di John Lennon, scelto insieme agli alunni per il suo significato di fratellanza’’. 
In mattinata sarà presente inoltre Marino Gorlato, ottantaquattro anni, sopravvissuto all’esperienza atroce delle Foibe. Racconterà la sua terribile testimonianza.

Vittorio Orsina