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E se il celebre romanzo “I Promessi sposi” fosse stato scritto a Cassolnovo? E se l’ispirazione per “Il 5 maggio” fosse arrivata dopo una passeggiata lungo il naviglio Langosco? A 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni (22 maggio 1873) il circolo locale di Italia Nostra, nel suo consueto “Notiziario”, approfondisce il rapporto tra il celebre scrittore e la Lomellina. Un rapporto strettissimo, di assidua frequentazione. Infatti nei periodi autunnali tra il 1853 e 1863 Alessandro Manzoni soggiornava a Cassolnovo, nello storico edificio che ora ospita la casa di riposo “Coniugi Lavatelli”. All’epoca la villa era una delle proprietà della famiglia Arconati Visconti. Giuseppe e Costanza Arconati Visconti sono altri due illustri “personaggi” della storia riportata a galla dalla bella ricerca condotta da Italia Nostra che, a sua volta, si basa principalmente sul volume “Il Circolo di Cassolo”.
 Infatti Cassolo ha rappresentato uno dei più importanti centri per le riunioni di circoli privati della corrente cattolico-liberale. Nel piccolo borgo lomellino per un decennio la grande villa di origine cinquecentesca degli  Arconati Visconti divenne centro di incontro ma anche di svago di eccellenti menti. Dall’inizio dell’autunno sino a novembre, convenivano tra gli altri a Cassolnovo Antonio Rosmini, Marco Minghetti, Luigi Torelli, Niccolò Tommaseo, Ruggero Bonghi, Pietro Leopardi, Massimo D’Azeglio. Dal 1853 all’inizio dell’autunno fu spesso ospite degli Arconati anche Alessandro Manzoni, a volte con la moglie Teresa.
“Alessandro Manzoni – racconta il Notiziario redatto dal circolo Lomellino di Italia Nostra - amava soggiornare a Cassolo, dove si trovava a proprio agio, più degli altri ospiti, essendo un po’ parente dei padroni di casa, in quanto una sua figlia, Sofia, era andata sposa di Lodovico Trotti-Bentivoglio, fratello della marchesa Costanza. Quello che può essere definito il Circolo di Cassolo costituiva uno dei più qualificati centri di elaborazione e di espressione del pensiero cattolico-liberale, animato dalla marchesa Costanza, ma che non sarebbe esistito o comunque non con l’importanza che ebbe, senza la presenza politica, cauta e moderata fin che si vuole, del marchese Giuseppe.
Egli traduceva nell’azione parlamentare le riflessioni, i propositi, i giudizi degli eminenti uomini tanto generosamente ospitati. Il mondo etico-politico di quegli eletti era saldamente ancorato ai valori della religione, oltre a quelli della libertà: grandi principi che animavano il circolo negli anni della preparazione alla ripresa della lotta per l’indipendenza e l’unità nazionale. Ed è interessante notare che, pressappoco nello stesso periodo, a pochi chilometri di distanza, in un’altra villa della campagna Lomellina, a Gropello, si riunivano attorno ai fratelli Cairoli, gli esponenti più qualificati del partito democratico-repubblicano non solo pavese, anche qui non soltanto per svago, ma per discutere ed elaborare progetti. Così la Lomellina vide coesistere le due anime del Risorgimento nazionale. A Cassolnovo gli ospiti conducevano vita di campagna, con un minimo di formalità, ma con un massimo di impegno culturale che si manifestava soprattutto nella conversazione. Pur essendo gli ospiti di casa Arconati piuttosto numerosi, era Manzoni, quando vi si trovava, che occupava la maggior parte della conversazione alla quale, come è noto, era portato e che sapeva animare con aneddoti, osservazioni convincenti e spesso anche argute”. Con la religione e la filosofia, la storia era uno degli argomenti preferiti da Alessandro Manzoni. Tra gli argomenti più dibattuti, c’era spesso la Rivoluzione Francese, verso la quale il grande scrittore nutriva una vera repulsione. Questo sentimento si estendeva anche a Napoleone, che gli appariva come “un uomo di cattivo cuore”.
Il Manzoni, quando era a Cassolnovo, amava talvolta starsene da solo nel silenzio e nella meditazione. “Seduto su una panca in giardino – prosegue Italia Nostra -  non si accorgeva del tempo che passava; il giardiniere era incaricato di avvertirlo quando era ora di pranzo. Ma non era certo un misantropo, amava anzi la conversazione e la compagnia; gli piaceva chiacchierare anche durante le sue passeggiate, che non erano mai brevi, perché Manzoni era un buon camminatore. La passeggiata pomeridiana preferita era un sentiero lungo un canale, il naviglio Langosco che passa a sud del paese. Qualcuno degli ospiti di casa Arconati lo accompagnava sempre per godersi, insieme alla camminata nella bella campagna, anche la conversazione che verteva quasi sempre su argomenti storici. In serata, i passatempi erano come sempre la conversazione, ma anche i tarocchi, antico gioco di carte a cui Alessandro Manzoni prendeva attivissima parte. Durante e dopo le partite, egli intratteneva gli amici con citazioni, intermezzi garbati e spiritosi: una volta ricordò tutti i modi di dire milanesi dei giocatori di tarocchi professionisti; un’altra volta lesse alcune poesie del Porta, soffermandosi anche a tratteggiare aspetti della personalità del poeta”.

Luca Degrandi