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“Umberto, siamo colleghi e fra colleghi usa darsi del tu”. Ma io non riuscii (o non volli) mai a dare del tu a Giancarlo Torti malgrado i suoi ripetuti e amichevoli inviti. 
Giancarlo era un signore e un giornalista d’altri tempi. Lo conobbi quando alla metà degli anni Novanta arrivai all’Informatore Lomellino: in mezzo a tanti giovani e a tanta incalzante modernità, con il debutto dei primi mezzi informatici in redazione, Giancarlo rappresentava la storia gloriosa del settimanale di contrada della Torre. I suoi modi garbati, mai al di sopra delle righe, e la sua cortesia innata si univano alla straordinaria capacità di cogliere gli aspetti più intimi del carattere di noi giovani giornalisti. 
Lo voglio ricordare alla scrivania del pianterreno della redazione di contrada della Torre: scriveva a macchina, ma vergava a mano le comunicazioni più recondite, alcune delle quali conservo ancora gelosamente. Ancora alla fine degli anni Novanta scriveva gli articoli a macchina e saliva le scale per portare le pagine da inserire a computer. Nell’estate 2000 decise di ritirarsi nella sua casa vigevanese, ma ci sentimmo al telefono quando nel marzo 2001 mi fu affidata la direzione dell’Informatore lomellino. Mi incoraggiò alla sua maniera: con parole commoventi e, al tempo stesso, incisive e rassicuranti.

Umberto De Agostino