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VIGEVANO – Il convento esiste dal 1879 e alcune tra le sei suore che ci abitano sono lì da sempre. Suor Anna e suor Mariangela, ad esempio, sono novantenni e vivono tra queste mura da quando erano ragazzine. Si può dire che non siano mai state altrove nel mondo. Da giugno lei e le altre religiose dovranno andare via. Suor Franca Barbieri, madre generale della congregazione delle Figlie di Gesù Buon Pastore di Piacenza, responsabile anche di questa comunità conosciuta da tutti come “le Maddalene”, ha scritto una lettera alla diocesi di Vigevano in cui chiarisce l’intenzione di dismettere la struttura, e di trasferire le religiose altrove già nei prossimi mesi. “La mancanza ormai cronica di vocazioni – spiega suor Franca – spinge a prendere scelte dolorose. So che a Vigevano le suore Maddalene sono amate e hanno sempre fatto del bene, ma bisogna dare priorità alle comunità sufficientemente numerose da poter essere portate avanti. L’età e le condizioni di salute delle suore vigevanesi non sono compatibili con questo concetto. Verranno trasferite, bisognerà vedere dove. Forse qualcuna alla “casa madre”, a Piacenza, dove potranno essere meglio accudite”. A Vigevano la notizia si è rivelata un fulmine a ciel sereno. Questo convento all’inizio era di clausura, destinato ad orfanotrofio femminile. Poi divenne una comunità per minori abbandonati e “centro d’ascolto” ante litteram. Si trova nell’attuale sede, in corso Genova, dal 1938. Prima era in via Griona. Offre ancora pasti caldi e vestiti a chiunque li chieda, e ospita in un pensionato alcune insegnanti precarie, o infermiere. Sarebbe dura per loro trovare alloggi a condizioni così favorevoli. Visto l’amore che Vigevano prova per queste suore e che unisce laici, credenti, atei e schieramenti contrapposti, si sta preparando una petizione da inviare a Piacenza. La promuove un’associazione di laici, la Sursum Corda, che da tempo sostiene le suore e il convento. “Alcune suore di origine eritrea, giovani – fanno notare – erano pronte a venire qui, garantendo il rinnovamento sperato. Erano pronte a prendere la conduzione della casa”. Il vescovo, monsignor Maurizio Gervasoni, vuole chiedere un incontro alla madre generale mediante una lettera. 
Oltre alla carità silenziosa di queste suore, conosciute (finché potevano) per fare “la questua” nel vicino mercato cittadino raccogliendo spiccioli per i poveri, all’interno del complesso vengono erogati altri servizi essenziali dal punto di vista sociale, anche da parte di Caritas. Vi si trova la fondazione Madre Amabile, ad esempio, che accoglie minori allontanati dalle famiglie. A Vigevano tanti hanno il timore che anche questa realtà assolutamente fondamentale per il tessuto sociale si disgreghi. “Non voglio pronunciarmi – chiarisce madre Barbieri, responsabile anche delle analoghe comunità di Cremona e Torino – sul futuro del convento come struttura. Con Madre Amabile c’è un comodato d’uso. Siamo nelle mani del vescovo: quando una congregazione chiude una casa si decide cosa fare con la Diocesi”.