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CASSOLNOVO – Il Parco della valle del Ticino cerca un caseificio disponibile a lavorare il latte di aziende agricole che alimentano le vacche con l’erba verde dei prati e delle marcite. Latte utilizzato per produrre un formaggio giallo, dove l’erba verde torna a essere protagonista per garantire una maggior salubrità per l’uomo. Oggi le vacche sono alimentate con mais e mangimi industriali a base di soia e cereali che vengono da molto lontano: nel contempo, i prati verdi del Ticino sono diminuiti e le antichissime marcite, fiore all’occhiello dell’agricoltura pavese, sono quasi ormai scomparse. “Questo scenario anomalo – spiega Claudio De Paola, direttore del Parco del Ticino – deve far riflettere sulla responsabilità che abbiamo come consumatori: una nostra errata abitudine ha cancellato in pochi decenni quello che le generazioni precedenti avevano inventato e mantenuto per secoli. L’innovazione è fondamentale, ma non a ogni costo. È sempre più necessario rivalutare una parte del nostro passato agricolo, spesso capace di coniugare produttività e sostenibilità”. Nel 1843 l’agronomo austriaco Johann Burger diceva così della produzione di latte di vacca: “Mentre nella parte settentrionale d’Europa noi non riusciamo al nostro scopo che usando radici e bevande stimolanti, e tutto questo con grande spesa, i lombardi l’ottengono senza fatica e meglio di noi con i loro prati a marcita”. Il dipartimento Disafa della facoltà di Agraria dell’Università di Torino, in diversi studi svolti anche con il Parco del Ticino, ha osservato come l’inserimento nella razione alimentare delle vacche da latte di foraggi prativi verdi (erba verde di prati o marcite, erba medica, insilati di erba, pascolo) si rifletta in una maggior salubrità per l’uomo nel latte e nei derivati formaggi, burro e yogurt sotto forma di acidi grassi insaturi sani Omega-3, Cla, vitamine A e E, anticolesterolici e antiossidanti. “Nel Parco del Ticino – aggiunge Michele Bove, responsabile del settore Agricoltura del Parco – alcune aziende hanno già introdotto queste forme di alimentazione verde per le vacche da latte: alcune di queste aziende dispongono di un caseificio interno e stanno già valorizzando gli effetti benefici su latte e formaggi”. Con queste aziende il Parco già collabora da alcuni anni su questi temi sia in progettualità specifiche sia con iniziative di comunicazione, ma ci sono anche altre aziende ormai pronte a introdurre questi alimenti nella razione del loro allevamento: naturalmente con forme e intensità magari diverse da azienda ad azienda, ma molte sono ormai mature per fare questo salto di qualità.
“Il Parco ne conosce alcune – ricorda Silvia Bernini, consigliere delegato all’Agricoltura del Parco – situate soprattutto nella zona da Magenta a Pavia: le loro pratiche agricole e di allevamento sono già state oggetto di indagine da parte dei tecnici del Parco e dei ricercatori dell’Università di Torino, con cui il Parco ha firmato una convenzione che prevede, fra l’altro, l’assistenza tecnica proprio a queste aziende”. Così parte il messaggio all’industria agroalimentare. “È nostro interesse – conclude Bernini, titolare dell’agriturismo Cascina Venesia di Mezzanino – investire anche in questa filiera corta, perché significa aumentare la superficie prativa da cui ottenere i foraggi verdi e quindi migliorare la biodiversità e la tutela dei nostri suoli riducendo le emissioni di anidride carbonica e l’impatto dell’attività agricola sulle componenti naturali e sul clima che cambia”.