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Non esistono mappe ingiallite che contrassegnano il luogo del tesoro con una “X” tracciata in rosso. Eppure la Lomellina è terra di tesori. Nascosti. Perduti. A volte ritrovati. Come è avvenuto per le  654 monete romane di metallo pregiato, per lo più argento, ritrovate agli inizi degli anni ‘40 in località cascina Nuova di Mortara. Spesso riemergono dal passato monete di grande valore storico, prevalentemente di epoca romana. Si tratta di scoperte fortuite che perlopiù capitano durante scavi, sbancamenti, lavori agricoli, demolizioni, ristrutturazioni o altri interventi su edifici. Durante queste operazioni non è raro che si facciano scoperte inattese di piccoli o anche più consistenti tesori formati da gruppi di monete. Sono i cosiddetti “tesoretti ovvero ripostigli monetali”. Che poi vengono catalogati, fotografati e documentati. Di questo tema si è occupata la sezione lomellina di Italia Nostra. Ancora una volta l’associazione fondata, tra gli altri, da Giovanni Patrucchi, riesce a far luce sul “mistero” delle monete perdute o nascoste ritrovate in Lomellina. 
“Generalmente – spiega Giovanni Patrucchi attraverso gli appunti di arte di gennaio -  sono raccolte entro contenitori: un vaso o un sacchetto. Il caso vuole che molti di questi ripostigli non siano mai stati recuperati da chi li aveva nascosti, e le ragioni possono essere diverse, anche il semplice fatto che a distanza di qualche tempo non ci si ricordava dov’erano stati messi, capita anche a noi oggi, sia per più gravi coincidenze, vuoi naturali o belliche. Sta di fatto che questi piccoli o più consistenti gruzzoli pecuniari sono rimasti per secoli occultati sino al loro fortuito ritrovamento. Ritrovamenti che comunque rivestono grande importanza non solo per studi prettamente numismatici, ma anche per quelli legati alla vita sociale e alla storia del territorio in cui è avvenuta la scoperta. Anche se non si può escludere che tanti nuclei di monete siano stati dispersi al momento stesso del loro recupero, sono comunque moltissimi i ripostigli ritrovati nel territorio nazionale e poi catalogati, studiati, documentati e conservati”. 
Anche in Lomellina non sono mancati questi casuali rinvenimenti e queste scoperte. Non sempre si è potuto intervenire tempestivamente al momento del ritrovamento e acquisirli in toto, comunque diversi “ripostigli” sono oggi materialmente conservati e letterariamente documentati. I ritrovamenti che riguardano il territorio sono avvenuti in prevalenza a fine Ottocento, nel secolo scorso e negli ultimi decenni, in maggioranza riguardano occultamenti avvenuti in epoca molto antica e riferiti a monetazione di epoca romana mentre uno, che ha tutto il merito di essere definito “tesoretto” per la preziosità metallica del suo insieme, è collocato tra la metà del ‘300 e il 1500 tra il Gotico e il Rinascimento. 
“Tanti dei ritrovamenti recuperati – prosegue il Notiziario a cura di Italia Nostra - nel nostro territorio sono conservati oggi, nelle Civiche raccolte numismatiche del Comune di Milano e alcuni sono documentati da una specifica pubblicazione. Scorrendo un Repertorio dei ritrovamenti monetari in Italia, edito recentemente, troviamo elencate le località lomelline dove sono stati rinvenuti “ripostigli monetali”: Cergnago, Ceretto, Gambolò, Garlasco, Gropello, Lomello, Mortara, Pieve del Cairo, Sartirana, Scaldasole, Tromello, Velezzo, Vigevano, Zinasco. Di questi recuperi illustriamo quelli sui quali abbiamo reperito maggiori notizie. Ritrovamenti sporadici erano avvenuti già nell’Ottocento, i più consistenti però furono scoperti nel secolo scorso. Nel 1927-28 fu rinvenuto il ripostiglio di Ceretto costituito da un nucleo di monete imperiali romane, poi nel mese di marzo 1941 fu rinvenuto il cosiddetto ripostiglio di Cergnago ritrovato in località Cascina Nuova di Mortara. Un nucleo monetale cospicuo, formato da ben 654 monete di metallo pregiato per lo più argento, monete romane repubblicane delle quali riproduciamo una selezione”. 
Altro casuale ritrovamento avvenne nel mese di luglio del 1953 durante le operazioni di scavo per la costruzione del palazzo della scuola elementare della frazione Madonna del Campo a Mortara, fu trovato fra due tegole romane. Un piccolo gruzzolo di 67 monete in rame abbastanza danneggiato in quanto molte erano fratturate: Antoniniani, dei quali 57 dell’Imperatore Gallieno e 10 di Salonina, sua moglie. Ma il ripostiglio più prezioso per la sua ricchezza è quello definito: ripostiglio di Vigevano. Il tesoretto di Vigevano venne scoperto in due momenti l’11 aprile del 1961, in via Marsala. Il primo ritrovamento fu di 542 pezzi, tutti d’oro, successivamente furono rinvenute altre cinque monete sempre del medesimo metallo. Un tesoretto di 547 pezzi che vennero depositati presso il Civico Gabinetto Numismatico di Milano. Il ricco complesso vigevanese, come tutti questi ritrovamenti, riveste l’importante ruolo documentario sulla circolazione monetaria riferita al momento del suo occultamento che viene presumibilmente fissato nei primissimi anni del ‘500. Si riscontra una prevalenza di zecche italiane: Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Venezia, ma anche esemplari di provenienza europea: Ungheria, Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera, Germania, Austria e anche Oriente Latino. 

Luca Degrandi