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ROBBIO - Mentre gli incendi aumentano, i pompieri diminuiscono. E’ il futuro angosciante che non soltanto Robbio, ma tutta la provincia, potrebbe trovarsi a fronteggiare. Il distaccamento robbiese dei Vigili del fuoco ha sempre meno uomini e entrare a farne parte è sempre più difficile. Le responsabilità, come spesso accade, vanno suddivise: se già la crisi vocazionale infligge un duro colpo, i parametri ministeriali non aiutano. 
I dati parlano chiaro: gli interventi del distaccamento volontario di Robbio sono più che quadruplicati negli ultimi trent’anni. Nel mentre, la squadra perde unità di anno in anno. Entro la fine dell’anno i congedi saranno tre, portando il gruppo a soli venti membri. L’interesse per il volontariato è invece in netto calo. Lo conferma il fatto che realisticamente più di un nuovo innesto è difficile che ci sia. Ed anche in questo caso, conoscere le tempistiche è ora come ora pressoché impossibile. 
“Sembra che qualcuno si stia interessando - rivela il capodistaccamento Gianandrea Autelli -, ma non possiamo essere troppo ottimisti. La crisi vocazionale per il nostro mondo persiste, ed è diffusa in tutto l’ambiente del volontariato”. Certo è che non si tratta di una realtà aperta a tutti. 
“Ci vuole coraggio, determinazione, forza di volontà - continua Gianandrea Autelli (nella foto) -. Una volta che si deve intervenire non si può semplicemente ‘non sentirsela’. Quando si parte si sa già a cosa si va incontro. Un conto è vedere gli interventi in televisione, da fuori può anche piacere. Ma la situazione non è sempre quella del gattino sulla pianta. A volte ci si mette una settimana a dimenticare ciò che si è visto”. 
Incidenti brutali da cui estrarre cadaveri che non hanno nemmeno più forma umana. O ancora aprire l’appartamento di una persona morta da più di una settimana. Per non parlare poi degli incendi che possono durare anche diversi giorni. “Certo, non andiamo in guerra - ammette Gianandrea Autelli -, ma bisogna stare attenti”. E sì: i volontari sono preparati, altroché. A prepararli ad ogni situazione, al momento dell’arruolamento, è un corso, presso il Comando provinciale, di centoventi ore. 
Almeno sulla carta, di fatto dura spesso di più, tra lezioni pratiche e teoriche, arrivando infine all’esame finale. Previ sono i test per l’idoneità psicofisica. Alla fine si viene assegnati al comando per il quale si è fatta richiesta. Solo che non è sempre così facile. Perché dal momento in cui si fa richiesta per l’arruolamento all’inizio effettivo del corso possono passare degli anni. L’ultimo, nel caso della provincia di Pavia, è stato nel 2021. Ed ancora non è certo che ce ne saranno nel 2023. Un tempo ce ne potevano essere fino a due all’anno. Nel frattempo le persone cambiano, intervengono nuovi scenari. Così, davanti alla prospettiva di “un’attesa a tempo indeterminato” molti preferiscono lasciar perdere. “Non a caso molti optano per vie più facili - analizza il capo dei volontari di Robbio  -: per la Protezione civile si ha il via libera già dopo tre giorni. Anche se alcuni hanno la fortuna di entrare dopo sei mesi, purtroppo non è così per tutti. E’ una storia che conosco da ormai trentotto anni”. 
Già, perché tra quei tre congedi c’è anche il suo, previsto per il 26 febbraio. 
Un altro è già avvenuto questo mese, l’ultimo sarà a luglio. Ed a persistere è la pura e semplice mancanza di materia prima: come se quella passione che hanno un po’ tutti da bambini, salire sul camion rosso, si perdesse nel tempo lasciando spazio ad altro. 
Di fronte a questa situazione è legittimo chiedersi chi spegnerà gli incendi di domani.

Gabriele Tocchio