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MORTARA - La settimana prossima la sala rotonda del Civico.17 sarà impegnata col secondo intervento di Italia Nostra sezione Lomellina per la rassegna di cultura locale ‘‘Conosci davvero la tua terra?’’, in programma mercoledì 5 aprile alle 16. Dopo l’intervento sui dipinti di Cerano e Paolo Caylina il vecchio finiti nelle raccolte sabaude a Torino, Giovanni Patrucchi torna in biblioteca per raccontare di ‘‘Luigi Cicconi e l’improvvisazione poetica’’.
A Mortara esiste una via a lui dedicata, in zona San Dionigi, dove nell’angolo tra la contrada omonima e via Cicconi, appunto, esiste una targa che lo ricorda come patriota, letterato, filosofo e valente insegnante. Nacque da Elpidio e Giovanna Perucci nel 1804 a Sant’Elpidio a Mare, nelle Marche. Dopo il trasferimento a Roma e gli studi presso il Collegio Canuti si laurea in Medicina e pratica all’ospedale di Santo Spirito. Ma questo non toglie una certa sua tensione per la filosofia e la letteratura tanto che risulta determinante l’incontro con Tommaso Sgricci, famoso improvvisatore di componimenti  poetici, che conosce  al teatro Capranica di Roma, ad una sua improvvisazione estemporanea tragica dal tema ‘‘La morte di Aiace’’. Abbandona allora la medicina e con studio si dedica all’ars poetica cominciando a farsi conoscere nei salotti della Roma di allora.
La sua passione gli porta poi successo non indifferente. È acclamato nelle maggiori città italiane, applaudito a Roma, Napoli, Venezia, Torino, Bologna; sue esibizioni avvengono anche a Forlì, Ravenna, Rimini, Ancona, Macerata a Livorno, Pisa, Lucca e in Corsica, dove ebbe la prima idea di un viaggio a Parigi. Un peregrinare continuo che lo porta fino a Parigi, nel 1835 dove avviene un memorabile scontro con Eugéne de Pradel.
‘Il poeta francese – raccontano gli appunti di Giovanni Patrucchi – lo sfidò in una pubblica gara di improvvisazione poetica. Il tema estratto fu ‘‘Cesare Borgia’’, la sfida ebbe luogo nella grande sala detta di San Giovanni dell’Hotel de Ville il 10 maggio 1836, dinanzi a un pubblico d’eccezione, l’Accademia di Francia schierata al completo. Si cimentarono prima il francese poi Cicconi, ciascuno nella propria lingua. Le cronache parlano di folla in delirio: l’italiano fu proclamato vincitore e incoronato dal poeta Alphonse de Lamartine’’.
Stufo poi di peregrinare torna in Italia dove intraprende il percorso di scrittore e giornalista. Per i meriti degli scritti di questi anni Cicconi si guadagnerà dopo il 1848 la cattedra di storia e geografia, cui si aggiungerà quella di lingua francese, presso il Collegio Nazionale di Mortara, città in cui visse fino alla morte avvenuta nel 1856. 

Vittorio Orsina