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La 51esima Sagra della rana organizzata dall’omonima associazione partirà venerdì, alle 19, al Giardinetto estivo comunale: in primo piano, rane dorate, risotto con fegatini di rane e riso Carnaroli, polenta e rane. 
Alle 21 la serata danzante inaugurale con Cerri band. Sabato, alle 19 le cucine riapriranno con piatti tipici a base di rane e, alle 22, la seconda serata danzante con l’orchestra Mambo. Domenica le cucine riapriranno dalle 11 alle 14.30 e dalle 18 a esaurimento scorte: alle 21 serata danzante con l’orchestra Ewa for you. La manifestazione si terrà anche in caso di maltempo poiché le strutture del Giardinetto sono al coperto. Tutto iniziò nel 1972 per trovare i soldi necessari ad acquistare gli scarpini dei calciatori dell’Us Sartiranese. Un avvio, quello della Sagra della rana, che oggi assume i contorni della leggenda, non fosse altro che uno dei fondatori si rivolse addirittura alla Madonna di Lourdes per bloccare eventuali temporali. Quell’iniziativa si rivelerà vincente grazie anche ai “consigli per gli acquisti” di Mike Bongiorno. Nel febbraio 1972, al bar del Pidrulì di via Cavour, la dirigenza calcistica Us Sartiranese voleva capire come trovare i soldi per iscriverci al campionato di terza categoria e per acquistare le scarpe dei calciatori: l’idea brillante fu un pranzo domenicale all’aperto a base di rane dorate, una sorta di merenda a pagamento. I tavoli furono prestati dalla casa ducale Savoia Aosta, mentre le cucine puntarono sulle rane dorate, la cui ricetta è tenuta ancora oggi sotto chiave. I primi avventori furono i medici dell’ospedale San Martino di Mede, portati alla sagra da un’infermiera di Sartirana. Poi nell’immaginario collettivo il nome del paese, contenendo il suffisso “rana”, fece il resto. Ogni anno da allora quattro quintali di anfibi sono cucinati dalle massaie del paese seguendo l’antica ricetta di Angela Invernizzi, la “Angiulìna”. La cuoca del ristorante Mudlì cucinava le rane fritte in una pastella, la cui composizione era nota solo a lei e che è stata tramandata a poche cuoche elette. L’unica indiscrezione filtrata negli anni riporta che la pastella è a base di uova, ma senza pan grattato: da qui l’uso di definirle rane dorate. 

Umberto De Agostino