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E’ morto Silvio Berlusconi. La notizia ha fatto il giro del mondo nella mattinata di lunedì scorso, 12 giugno. Imprenditore di successo, padre di Forza Italia e presidente di un Milan che non avrà eguali nella storia, Berlusconi si è spento all’ospedale San Raffaele di Milano. Qui era stato nuovamente ricoverato venerdì scorso. Poi, nelle prime ore di lunedì le sue condizioni di salute si sono aggravate. L’improvviso arrivo presoo la clinica milanese dei figli e dei parenti più stretti avevano fatto scattare l’allarme. Da li a poco sarebbe arrivato il ferale annuncio. Aveva 86 anni. 
Gli ultimi mesi erano stati un calvario. L’ultimo ricovero, durato circa un mese e mezzo, si era concluso con le dimissioni di poche settimane fa. Berlusconi stava combattendo contro una polmonite causata dalla leucemia mielomonocitica. Ma ha dovuto arrendersi.
In passato aveva avuto la meglio sulla polmonite da Covid e su un tumore, ma il passare degli anni, che inevitabilmente ha indebolito la sua corazza da combattente lo ha portato a cedere al male. Dimostrando così la sua umana fragilità dopo una vita vissuta incarnando l’ideale del superuomo. 
Quella di Berlusconi, più che una vita vissuta è stato un romanzo d’avventura. E’ stato l’assoluto protagonista della vita pubblica italiana per mezzo secolo: dai cantieri di Brugherio al “predellino”, dalle coppe dei campioni con il Milan dei “tulipani” alla discesa in campo, da Fininvest a palazzo Chigi, dall’arrivo in elicottero all’arena di Milano fino al vertice di Pratica di Mare. 
In mezzo c’è di tutto: inchieste e scandali, mogli e divorzi, l’affetto di chi gli ha voluto bene e l’opportunismo degli approfittatori. Oltre al tradimento, s’intende. 
Spesso sopra le righe, ha incarnato quella stessa Italia che ha contribuito a plasmare. Nel bene e nel male. Era odiato perché tremendamente vero. Era invidiato perché si è costruito un impero da solo. Era divisivo perché la sua visione separava il bianco dal nero senza ammettere il grigio. Era generoso perché poteva permetterselo. 
La generosità lo fa ricordare anche a Mortara, dove per un ventennio ha vissuto la sua cara zia. Suor Silviana è stata anche superiora al Dellecà, poi ha sempre vissuto nella Rsa di via Gianzana come collaboratrice. Quel nipote così ricco e potente, ma per lei tanto “normale”, non poteva che aiutare la zia e le sue opere di carità. Con la “sentenza Mediaset” venne condannato ai servizi sociali: qualcuno a Mortara fantasticò un suo ritorno al Dellacà proprio nel ricordo della zia scomparsa nel 1995, ma Berlusconi preferì una struttura di Cesano Boscone. 
La notizia della della sua scomparsa si è diffusa a macchia d’olio in città. Nei bar, lungo i marciapiedi, era tutto un “ti ricordi l’elicottero?”. Perché Silvio Berlusconi arrivava annunciato dal rumore delle pale dell’elica. Se ne andrà invece in silenzio, com’è giusto che sia. 
I funerali di Stato si sono svolti nel pomeriggio di mercoledì 14 giugno nel Duomo di Milano.

Il suo legame con Mortara

Con Mortara aveva un legame particolare. Un rapporto di sincero affetto per la città e per la fondazione Dellacà. Qui, infatti, viveva la zia suor Silviana. La sorella di Luigi Berlusconi, padre di Silvio, era anche stata la responsabile della residenza per anziani. E il nipote non disdegnava qualche improvvisata per venire a trovare la cara zia. Il suo arrivo era annunciato dall’inconfondibile rumore dell’elicottero che toccava terra nell’ex area Pip, poi il breve viaggio in automobile fino alla casa di riposo di via Gianzana. L’ultima volta per i funerali della zia.
Suor Silviana, al secolo Bice Berlusconi, era giunta a Mortara nel 1976. All’epoca il Dellacà non era il piccolo “gioiello” che la stessa suor Silviana ha contribuito a creare grazie al proprio impegno e con l’indispensabile sostegno della generosità di Silvio. Suor Silviana ci mise il cuore e quando bussò alla porta dei nipoti, non trovò mai un diniego. Impossibile stimare quanto Silvio e Paolo Berlusconi abbiano profuso attraverso la zia al Dellacà. 
Suor Silviana si è spenta il 6 febbraio 1995, due giorni prima aveva ricevuto la visita del nipote Paolo e di altri congiunti. Ma non di Silvio. La sua ultima visita al Dellacà fu il giorno di Santo Stefano del 1994. Arrivò all’improvviso martedì 7 febbraio, nel primo pomeriggio, per rendere omaggio a suor Silviana. Per quaranta minuti rimase da solo all’interno della camera ardente, mentre fuori iniziava a radunarsi una folla di curiosi: era impossibile non notare la colonna di auto della scorta. Poi tornò anche il giorno dopo per i funerali. Corteo funebre blindato dal Dellacà alla basilica di San Lorenzo. Accanto a Silvio Berlusconi c’era l’allora moglie Veronica Lario, i figli Marina e Piersilvio, il fratello Paolo e la sorella Maria Antonietta oltre a mamma Rosa. Guardie del corpo e vistosa presenza di Forze dell’ordine: il funerale di suor Silviana si trasformò in un evento mediatico che fece rimbalzare Mortara sulle agenzie di stampa anche internazionali.