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Mortara ricorda "don Niente". Sabato prossimo, 8 giugno, alle 18 nella basilica di San Lorenzo, il vescovo di Vigevano monsignor Maurizio Gervasoni celebrerà la solenne Santa Messa in ricordo del beato Pianzola, la cui memoria liturgica è stata fissata il 4 giugno. Proprio il 4 giugno di 81 anni fa, si spegneva padre Francesco Pianzola. Per tutti "il santo prete delle mondine". La città che più da vicino ha visto concretizzarsi l'opera del beato fondatore delle Suore missionarie dell'Immacolata Regina Pacis, potrà così riscoprire l'essenza della spiritualità pianzolina. La spiritualità di un uomo che ha saputo vivere il Vangelo parlando a quelli che erano "gli ultimi" nella terra delle risaie. E tutto doveva portare a Gesù, alla salvezza. Anche la venerazione mariana. E così padre Pianzola, educatore e predicatore, è stato un salvatore di anime. Questa era la chiesa "in uscita" di padre Pianzola, di un uomo che ha saputo vivere l'insegnamento evangelico: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura". Il mondo del futuro Beato era la sua terra, una terra povera dove la gente conosceva quotidianamente la fatica del lavoro. 

La giornata, interamente dedicata al beato, si aprirà alle 10 presso Casamadre (con ingresso da via Baluardo Santa Chiara) con la teologa Monica Quirico che inviterà i presenti alla riflessione sul tema "In cammino con la Chiesa...", alle 12 e 30 seguirà il pranzo. Nel pomeriggio, alle 14 e 30, è in agenda un momento pensato per i ragazzi: un percorso narrativo per scoprire la figura di padre Pianzola, alle 16 e 30 sarà servita una gustosa merenda. Alle 18, quindi, in San Lorenzo la solenne celebrazione liturgica presieduta dal vescovo e animata dalla Corale laurenziana.

La vita

Alle 4 e 30 del 4 giugno 1943, “don Niente” rendeva l’anima a Dio. In quei momenti, mentre Mortara era sotto le bombe, la sua opera aveva già dato frutti tra le risaie della Lomellina. Sacerdote diocesano e fondatore dei Padri Oblati diocesani dell’Immacolata e delle Suore missionarie dell’Immacolata Regina della Pace, instancabile annunciatore del Vangelo e appassionato educatore della gioventù, padre Francesco Pianzola ha incarnato “l’essere annuncio” e il sacerdozio “dell’andare”. Andare in mezzo alle genti, portare la parola di Dio e convertire.
La passione di essere annunciatore del Vangelo nella sua terra, prediligendo i poveri, gli umili, i dimenticati delle campagne e delle fabbriche, lo spinge alla predicazione itinerante, rivolgendosi al popolo e ai giovani.
Dal contatto vivo e profondo con la sua gente, di cui conosce la fame di verità, e dalla conoscenza sofferta della situazione della donna nei campi e nelle fabbriche, percepisce la voce di Dio che lo chiama a realizzare nuove iniziative apostoliche al fine di arrivare a tutti per spezzare a ciascuno il buon pane del Vangelo. 
Il beato Francosco Pianzola nasce a Sartirana il 5 ottobre 1881, tre giorni più tardi, nella chiesa di Santa Maria Assunta, riceve il battesimo. Dai genitori, Luigi e Teresa Moro, viene educato cristianamente e inizia subito a mettere in evidenza la sua vocazione: il primo a scorgerla è il suo parroco, don Carlo Moretta. Alla fine delle scuole elementari, il giovane Francesco Pianzola entra in seminario. 
Il 16 marzo 1907 il futuro beato viene ordinato sacerdote dal vescovo di Vigevano, monsignor Pietro Berruti. Come primo incarico, otto giorni dopo, gli viene conferito quello di rettore del santuario dell’Immacolata a Vigevano. Alla fine dell’anno dopo, il vescovo di Vigevano benedice i Padri Missionari Oblati dell’Immacolata, composti al momento da don Francesco Pianzola e dagli amici don Michele Gerosa e don Giovanni Balduzzi. L’intuizione del giovane Pianzola è semplice: un’associazione di sacerdoti diocesani che si dedicassero in maniera particolare alla predicazione delle missioni al popolo e all’educazione cristiana della gioventù. 
Raggiunti da altri confratelli, i tre Padri si dedicano intensamente all’evangelizzazione delle zone di campagna, promuovendo la nascita degli oratori e delle associazioni per i lavoratori e predicando missioni al popolo.
Padre Pianzola definisce così la sua scelta: “Mi sono fatto oblato, che vuol dire offerto; ebbene, sono tutto di Maria Immacolata; oblato vuol dire povero strumento delle meraviglie di Dio, e tale sarò, se mi studierò di essere un don Niente”.
La sua insistenza sull’educazione dei giovani è costante e nel 1914 fonda la Federazione diocesana degli Oratori. Nel gennaio 1919 padre Pianzola inizia a scrive le prime parole di un racconto che continua anche oggi: nel santuario dell’Immacolata raduna sei Giovani Guardie e consegna loro un cuoricino di stoffa che deve essere cucito sotto il vestito come simbolo del loro impegno per la salvezza delle giovani. Nello stesso anno, partecipando a un convegno di Azione Cattolica, padre Pianzola viene ricevuto in udienza da papa Benedetto XV e gli presenta l’idea delle Suore Missionarie, con una precisazione: devono indossare abiti secolari, per accostare meglio le giovani. Un abito semplice, povero, nero, con una croce rossa all’altezza del cuore.
La casa madre viene trovata a Mortara, in un quartiere povero, vicino alla chiesa della Santissima Trinità. L’8 maggio 1919 le prime sei suore, Teresina e Rina Preda, Rosina Cereghino, Luigina Salvadeo, Annunciata Caccia e Anna Bandi, iniziano a vivere in quella casa. Le sei ragazze si stabiliscono in quattro locali al pian terreno e quattro al primo pano, perché il resto della casa era già completamente abitato. Con gli altri inquilini, le suore condividevano quasi tutto: i due cortili interni dell’abitazione, la pompa dell’acqua che dava su una grande vasca di sasso che serviva per lavare, un solo paiolo, all’inizio nemmeno i letti, che verranno comperati in seguito a buon prezzo e dal Padre stesso.
Nello stesso anno, iniziano un nuovo apostolato accogliendo le ragazze che lavoravano come mondariso. Il 12 novembre 1923 il vescovo monsignor Angelo Giacinto Scapardini, domenicano, concede la propria approvazione circa l’apostolato di quel gruppo. 
Nel suo essere “sacerdote dell’andare”, padre Francesco Pianzola predica il Vangelo andando in prima persona tra la gente, soprattutto tra i poveri e nelle cascine, dove il lavoro stremava il corpo e
l’anima, dove la parola di Gesù potesse essere conforto e insegnamento. Con lo stesso spirito incoraggia le giovani suore ad andare nelle risaie tra le mondine, per fare in modo che le donne non vengano lasciate sole, ma al contrario trovino il loro posto nella Chiesa.
Dopo il Vaticano II le pianzoline, rispondendo agli insegnamenti che aveva lasciato loro il padre e seguendo il suo amore verso la chiesa, decisero  di obbedire alla spinta, per superare i confini italiani incoraggiata dal pontefice, “ad gentes” sempre seguendo le orme del Beato. 
Prima in Burundi, poi in Costa d’Avorio e ancora in Mali e in Burkina Faso. Dando sempre priorità alle realtà più povere, la missione delle suore di padre Francesco si è spinta anche in Brasile, in una realtà poverissima dove portare ogni persona a crescere, attraverso la promozione umana, e ad inserirsi nel mondo del lavoro, della cultura e della società, partendo dalla periferia di San Paolo e poi, seguendo quella che è la realtà brasiliana, spostandosi nel corso degli anni sempre più verso il centro del paese, tra i costruttori di mattoni nel Pernambuco e su al nord, nel Mato Grosso. In Europa le pianzoline sono presenti in Francia e in 20 case filiali sparse lungo la Penisola. 

La donna per salvare la donna: così nascono le suore missionarie

Dal 1919, anno della fondazione dell’istituto, padre Pianzola invia una supplica al Vescovo e riesce a regolarizzare ufficialmente la regola delle Suore dell’Immacolata Regina Pacis nel 1923. Padre Francesco Pianzola, in quel momento è a Vigevano per proseguire con le missioni insieme ai suoi Padri Oblati, ma torna regolarmente a Mortara per fare formazione alle suore. La sua idea di donna infatti è innovativa sia per la Chiesa che per la mentalità del tempo. Gli insegnamenti che trasmette vogliono formare ogni ragazza non solo alla religione, ma prima di tutto come persona, un insegnamento ad essere una donna che non rimane nel focolare ma è attiva, responsabile e decisa nelle sue scelte. “La donna si salva con la donna - dice - e con lei si salvano le generazioni”. Per questo manda le sue suore, sempre a due a due, nei cascinali, nelle campagne della Lomellina, verso le periferie, per incontrare le anime più lontane, povere e ammalate. Nel frattempo, però, la prima decina di suore pianzoline si sta moltiplicano ed aumenta di anno in anno, nonostante non ci siano più solo le quattro stanze condivise dove dormivano, ma piano piano Casa Madre cresca sempre di più. In parte per questo motivo e soprattutto per il profondo senso di apostolato tra la gente, piccoli gruppi di suore si avviano nei piccoli paesi intorno a Mortara, che sono i più isolati ed i più poveri, dove la realtà è la più cruda. In questo periodo nascono le prime case filiali a Parona e Sannazzaro. Negli anni Trenta, dopo diversi screzi con il Vescovo e la congregazione dei Padri Oblati, il Padre lascia Vigevano e rimane per un poco a Sant’Angelo. È soltanto dal 1932 che padre Pianzola ritorna a Casa Madre, questa volta definitivamente, e qui si occupa di seguire le comunità filiali pianzoline, che in quel momento sono diventate quasi cento, insieme alla madre Anna Baldi.

Dall’inchiesta diocesana fino al miracolo e alla beatificazione nel 2008

Vista la fama di santità che accompagnava il ricordo di padre Pianzola, fu avviata la sua Causa di beatificazione, per l’accertamento delle virtù eroiche, nella diocesi di Vigevano. Ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 22 marzo 1983, fu avviata l’inchiesta diocesana, la cui prima sessione si svolse il 4 giugno 1983 e l’ultima il 25 marzo 1990. Gli atti dell’inchiesta sono stati riconosciuti validi dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 31 gennaio 1992.
La sua “Positio super virtutibus”, trasmessa a Roma nel 1999, è stata esaminata positivamente nel Congresso peculiare dei Consultori Teologi del 30 novembre 2004. Nella Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi dell’8 febbraio 2005 furono chieste alcune spiegazioni in merito ad alcuni aspetti della vita del Servo di Dio. Nella Sessione Ordinaria del 16 maggio 2006 le spiegazioni furono accettate, affermando un secondo giudizio positivo sull’esercizio in grado eroico delle virtù da parte di padre Pianzola.
Infine, il 26 giugno 2006, papa Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Francesco Pianzola poteva essere dichiarato Venerabile.
Come potenziale miracolo valido per la beatificazione è stato esaminato il caso di Gian Pietro Rigolone, quindicenne all’epoca dei fatti. La sera del 28 febbraio 1984 si trovava con il fratello minore e stava maneggiando un fucile da caccia, quando un colpo, partito accidentalmente, lo ferì gravemente al volto: i pallini penetrarono nel cranio del ragazzo, che entrò subito in coma.
I medici, quando fu portato in ospedale poco dopo, lo dichiararono inoperabile. In molti iniziarono a invocare il Servo di Dio Francesco Pianzola, mentre la madre del ragazzo ricevette una sua reliquia, precisamente un fazzoletto, e gliela mise ogni giorno sulla fronte. 
Pochi giorni dopo, Gian Pietro iniziò a migliorare, fino da essere dichiarato clinicamente guarito.
L’inchiesta sull’asserito miracolo è stata istruita presso la Curia di Vercelli e si è svolta dal 3 dicembre 2001 al 20 settembre 2002; la convalida è arrivata il 21 febbraio 2003. La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, nella seduta del 12 ottobre 2006, si è pronunciata favorevolmente circa l’inspiegabilità della guarigione. Anche i Consultori Teologi, nel il Congresso Peculiare del 30 ottobre 2007, e i Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria dell’11 marzo 2008, hanno espresso parere positivo circa il riconoscimento del miracolo. Infine, il 15 marzo 2008, papa Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la guarigione era riconosciuta rapida, completa, duratura e ottenuta mediante l’intercessione del Venerabile Francesco Pianzola.
Il rito della beatificazione è stato celebrato 4 ottobre 2008 nel duomo di Vigevano; a presiederlo, il cardinal José Saraiva Martins, Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre.
I resti mortali del Beato Francesco Pianzola sono esposti alla venerazione dei fedeli dal 3 ottobre 2009, in un’apposita cappella, sempre presso la Casa madre delle suore con ingresso da via Santissima Trinità. La sua memoria liturgica, per la congregazione da lui fondata e per la diocesi di Vigevano, cade il 4 giugno, il giorno esatto della sua nascita al Cielo.