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Il preside con la ramazza. Certo, è più una provocazione bonaria che una reale necessità: ma il fatto che Daniele Bonomi, 63 anni, dirigente scolastico del Cpia di Pavia (il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) oltre che dell’istituto superiore Pollini di Mortara, si sia fatto fotografare mentre pulisce le aule testimonia una situazione di disagio. Al Cpia, che ha anche una sede a Mortara negli spazi di palazzo del Moro, mancano i bidelli. Così anche Bonomi, quando è necessario, si mette il saio blu e spazza il pavimento. 
Dirigente, si tratta di una situazione risolvibile? 
“Il Cpia ha sette sedi sparse per la Provincia di Pavia, e in organico ha sette collaboratori scolastici totali. Capite che basta l’assenza di uno solo, per malattia o altro, per lasciare scoperto un plesso. Personale essenziale per garantire le lezioni stesse: senza di loro la scuola non apre. Per questo motivo siamo costretti a fare soltanto mezza giornata. La situazione si risolverà quando l’ufficio regionale scolastico, che so essere oberato da mille impegni più urgenti di questo, ci manderà ulteriore personale. In caso contrario saremo nei guai soprattutto da settembre, quando riprenderanno tutti i corsi. L’alternativa sarebbe avere qualcuno che usufruisce di una borsa lavoro. Lo scorso anno dalla Regione erano arrivate le tre figure professionali che servivano, adesso soffriamo”. 
Alcuni l’hanno criticata dopo che ha postato quelle fotografie sui social… 
“Le ha scattate la mia segretaria. Stavo pulendo davvero. Sono divorziato, ho fatto il militare, sono abituato a lavare i pavimenti. Non lo ritengo certo umiliante. Il problema è un altro”. 
Quale? 
“Vede, i permessi sindacali sono un diritto e non vanno negati. Il discorso è che quel giorno la tal scuola rimarrà sguarnita, quindi andrebbero chiesti solo se necessari. Non ce l’ho con nessuno, vorrei una maggiore sinergia coi sindacati. Di fatto, la carenza di personale influisce sulla qualità del servizio”. 
Anche sulle motivazioni degli studenti? 
“Certamente. Abbiamo 1700 iscritti di ogni età, ceto sociale e livello culturale. Bisogna formare dei gruppi poco numerosi ed omogenei: chi è completamente analfabeta non può stare con un alunno, invece, che arriva qui con una preparazione di base. Non gioverebbe a nessuno. Cosa credete che possiamo fare con 30 docenti e sette collaboratori scolastici, in sedi lontane anche più di 50 chilometri tra loro, da Belgioioso a Mortara? Organizzare i corsi è già un mezzo miracolo: qui si insegnano italiano, matematica, inglese e tecnica per ottenere la licenza media. Molti alunni, anche per la poca flessibilità degli orari, abbandonano. Questo è il dolore più grande”. 
Lei non è nuovo a provocazioni come questa.
“Durante la pandemia spostavo i banchi da un’aula all’altra, e mi ero fatto fotografare proprio per testimoniare le difficoltà che stavamo vivendo. Andavo a prendere in cortile gli scatoloni con le mascherine, perché i corrieri del Ministero non ritenevano di aiutarci portandole su. Mi do da fare. Mi rimbocco le maniche. Tutti qui sono preziosi: la carenza di bidelli equivale a quella dei docenti. Cioè non può funzionare niente”.

Davide Maniaci