Aveva conquistato il Polo Nord, adesso si merita il paradiso: addio all’inarrivabile Lina Barisio Fantelli

MEDE – Aveva raggiunto il Polo Nord l’11 aprile 2001 all’età di 81 anni, prima donna più anziana al mondo nel segno dell’avventura.
Poi Sahara, Himalaya, Nord America e Rio delle Amazzoni. Senza dimenticare «la sua» Africa e le spiagge di Watamu, in Kenya, che erano diventate l’adorata seconda casa.
Lina Barisio Fantelli è scomparsa sabato all’età di 105 anni. L’ultimo saluto, come deciso dalla figlia Maria Luisa e dalla famiglia, si è tenuta martedì in forma strettamente riservata al cimitero comunale: poi la salma sarà cremata.
“Una figura straordinaria, che ha fatto molto per la sua Mede”, aveva riassunto nel 2009 il centro artistico culturale «Amisani» consegnandole l’onorificenza «Gran Croce» nel castello Sangiuliani. Lina Barisio e il marito Dino Fantelli hanno percorso, anche in camion e in tenda, migliaia di chilometri nei quattro angoli del mondo in seguito a un grave lutto. Nel 1965 il figlio Ugo aveva perso la vita, all’età di 27 anni, in un incidente. “Dopo alcuni mesi – ricorda oggi il giornalista pavese Mauro Querci, amico di famiglia – Lina e Dino ricevono in regalo un viaggio in Uganda. Un amico aveva voluto spingerli a buttarsi alle spalle il vuoto della tragica e improvvisa perdita di Ugo, per uscire, come diceva Lina, da quel buio pozzo di dolore. Di quel primo viaggio fuori dall’Italia Lina ricordava migliaia di pappagallini che volavano come impazziti e donne avvolte in stoffe dai colori sgargianti”. In memoria del figlio scomparso prematuramente, Lina e Dino avevano donato al Comune di Mede una raccolta di circa mille reperti. Oggi la sezione naturalistica si compone di tre collezioni (mineralogica, zoologica e paleontologica) con reperti di vegetali, invertebrati e vertebrati, e quella archeologica-etnografica raccoglie 780 manufatti litici risalenti al periodo preistorico e riferibili all’area sahariana, frammenti ceramici e oggetti d’ornamento.
“Lina – prosegue Mauro Querci – mi aveva confidato che era stata curiosa fin dall’età di dieci anni: prima la guerra e poi il lavoro, però, l’avrebbero tenuta legata per anni a Mede. Finché la morte di Ugo aveva cambiato tutto. Lina ha iniziato a viaggiare per il mondo prima con il marito e poi da sola. Amava in particolare il Sahara, i suoi spazi e i suoi silenzi: dopo aver montato la tenda, vicino al sacco a pelo collocava le fotografie di Ugo e di Dino, oltre alla sveglietta da cui non si separava mai”. Nei viaggi dei primi anni Lina e Dino avevano trasformato un’ambulanza francese in un camper, con cui erano scesi dalla Spagna in Marocco e nel golfo di Guinea. Attraverso questi itinerari Lina aveva imparato ad apprezzare la libertà. “Era contenta di non dover più dipendere da nessuno”, dice Querci. Decine i suoi viaggi, raccontati anche nel 2004 a Licia Colò nel programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro”. Come la trasvolata dal Cairo al Capo di Buona speranza o la scoperta del fiume Orinoco, in Venezuela, quando, dopo una faticosa contrattazione, riuscì a farsi vendere una grattugia da un indio Piaroa al costo di 12 dollari. Poi nel Gujarat indiano e in Niger per assistere al Gerewol, la festa che i pastori Bororo celebrano alla fine della transumanza, e con i giovani di etnia Woodabe.
Negli ultimi anni Lina avrebbe voluto tornare a Watamu per un ultimo bagno nell’Oceano Indiano: qui veniva definita la regina “Mzungu”, bianca in lingua swahili. “Ho un solo rimpianto: non siamo riusciti ad andare insieme nel deserto, che lei amava così tanto”, conclude Mauro Querci.
Davide Maniaci