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MORTARA – È successo ancora. I delinquenti senza volto tornano a far visita al santuario di Sant’Antonio, quella che per tutti i mortaresi è la “chiesa dei frati”. Settimana scorsa quattro uomini sono entrati in sacrestia e hanno forzato la porta di ferro che porta verso il retro, da dove si accede all’abitazione di don Felice Locatelli. 
Prima sono entrati in chiesa tre uomini. Le telecamere gli hanno immortalati mentre con passo svelto sono arrivati davanti alla porta di accesso alla sacrestia. Non hanno indugiato, segno che sapevano dove volevano andare. Grazie a cappucci e cappellini hanno nascosto il loro volto. Mentre si trovavano tra la porta che collega la chiesa alla sacrestia e la zona del presbiterio, in chiesa è entrato un quarto uomo armato di piede di porco. 
La porta di legno della sacrestia è stata aperta senza problemi. Una volta all’interno, i quattro hanno messo tutto a soqquadro rovistando in armadi e cassetti della scrivania. Poi hanno tentato di aprire la porta di ferro che consente l’accesso verso la residenza privata di don Felice Locatelli. La porta è murata e l’operazione di scardinamento è lenta e soprattutto rumorosa. Proprio il rumore ha messo in fuga i quattro uomini. Il sacerdote mortarese, da anni custode del santuario, vive infatti con alcuni parenti. E sono stati proprio loro a lanciare (letteralmente) un grido d’allarme. “Pensavano che io mi trovassi in sacrestia e che fossi caduto. – racconta don Felice Locatelli – Questo urlo è bastato per mettere in fuga i malviventi. Ovviamente è più alto il valore del danno arrecato rispetto a quello del bottino vero e proprio: si sono portati via un vecchio orologio. Purtroppo non è la prima volta che la chiesa è vittima di queste visite sgradite: svuotiamo periodicamente le cassette delle offerte e cerchiamo di essere prudenti. Ma, è evidente, a volte non basta”. 
Il ripetersi di questi fenomeni ha costretto i sacerdoti mortaresi a chiudere le chiese in pausa pranzo arrivando ad applicare quasi “orari da ufficio” con la chiusura serale all’imbrunire. A don Felice Locatelli non è rimasto che sporgere denuncia presso la locale stazione dei carabinieri, consegnando ai militari le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza.