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GARLASCO - Perizie, controperizie e incidente probatorio. E intercettazioni telefoniche. Resta alta l’attenzione dei media sul “caso Garlasco”, mentre la Procura di Pavia, coordinata da Fabio Napoleone, lavora lontano dai riflettori.  La nuova indagine, che vede Andrea Sempio indagato per omicidio “in concorso”, proseguirà con l’incidente probatorio che riprenderà il prossimo 4 luglio. Periti e consulenti torneranno ad analizzare i reperti recuperati sulla scena del crimine. Reperti che risalgono a 18 anni fa, ma che sono ancora intatti. Si cercano impronte o tracce di Dna che potrebbero inchiodare definitivamente l’assassino. Anzi, gli assassini… visto che al momento l’unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi è Alberto Stasi. L’ex fidanzato di Chiara Poggi, dopo due assoluzioni e una condanna passata in giudicato, si è sempre professato innocente. Ed è proprio la difesa di Stasi che guarda con grande interesse all’indagine condotta dal procuratore Fabio Napoleone. Sotto la lente degli investigatori finirà anche un capello di tre centimetri, trovato nella scena del crimine. Il capello non è spezzato e potrebbe avere ancora il bulbo. Da questo, infatti, è possibile estrapolare il Dna. Anche secondo Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi, il capello non dovrebbe essere attribuibile a Chiara. 
L’attenzione degli inquirenti si sposta poi sul muro delle scale dove è stato ritrovato senza vita il corpo martoriato di Chiara Poggi. Si tratta delle ormai celebri “impronta 33” e della “97F”: una rinvenuta sulla parete di destra e una su quella opposta. Una compatibile con una mano destra, l’altra con la mano sinistra. Ed è arcinoto che secondo la Procura, l’impronta 33 è attribuibile ad Andrea Sempio. La “97F”, contenente tracce di sangue secondo le indagini dei Ris, si incastrerebbe perfettamente con l’ipotesi investigativa della Procura di Pavia: Sempio, affacciandosi per guardare le scale che portano alla taverna, avrebbe poggiato le dita sulla destra e “strisciato” la mano sinistra sul muro opposto. Entrambe le tracce, avevano scritto i carabinieri di Milano cinque anni fa, “è logico-fattuale che appartengano all’assassino”.
In questo scenario si aggiunge l’intercettazione riportata domenica scorsa da «Il Tempo». L’audio, del 2022, riguarda una conversazione tra l’ex maresciallo di Garlasco Francesco Marchetto e Alfredo Sportiello, responsabile di Asm Vigevano che gestiva i compiti di Marco Muschitta. 
Muschitta, ascoltato il 27 settembre 2007, avrebbe parlato con i carabinieri per oltre quattro ore. Durante quella deposizione, l’operaio avrebbe raccontato di aver visto, la mattina del delitto, una giovane donna in bicicletta allontanarsi dalla villetta di via Pascoli e con in mano un attrezzo, una specie di alare da camino. Il verbale sarebbe stato interrotto per ben due volte, sebbene non risulterebbe indicato il motivo. Successivamente, Muschitta avrebbe ritrattato tutto: “Mi sono inventato tutto quello che vi ho raccontato perché sono uno stupido”. Una ritrattazione che lo avrebbe reso, da quel momento, “del tutto inattendibile” per la Giustizia. 
Particolarmente significative sarebbero state le intercettazioni, all’indomani della testimonianza, tra Muschitta e suo padre, che vennero ignorate. Il genitore avrebbe detto: “Per proteggerti, loro ti hanno fatto fare quella roba lì. Per me hai fatto bene a fare quello che hai fatto. Non ti devi pentire. Tu hai detto quello che sapevi...Ma tu hai detto la verità?”  E Muschitta avrebbe garantito: “Certo, io ho detto quello che ho visto”. Queste intercettazioni sarebbero state ritenute irrilevanti dagli inquirenti, in un momento cruciale dell’indagine che aveva portato al fermo di Alberto Stasi. Irrilevanti perché Muschitta era giudicato inattendibile.
Ma dalla conversazione tra Marchetto e Sportiello, del 2022, potrebbero emergere elementi utili all’inchiesta. Quando Marchetto lo avrebbe incalzato per capire se l’operaio si fosse inventato la deposizione, Sportiello avrebbe replicato: “E lui no ma va, quello che ha visto ha visto eh...lui quella mattina lì alle 9, 9 e 30 ha visto… lui non se l’è inventata, ma figurati”. 
E allora: perché Muschitta ha ritrattato? Ha ricevuto minacce? E chi lo avrebbe fatto? Oppure qualcuno gli ha offerto soldi per comprare il suo silenzio? E chi lo avrebbe fatto?
Sull’omicidio di Chiara Poggi ci sono ancora troppi interrogativi. Troppi dubbi. Troppe domande. Ma una risposta potrebbe arrivare dall’indagine condotta dal procuratore Fabio Napoleone.