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GRAVELLONA – Mentre otto giorni dopo la tragedia le condizioni di Federica Coviello, 51 anni, rimangono gravissime, fioccano le polemiche dopo l’assurdo incidente di Gravellona. Nella notte tra sabato e domenica uno striscione è apparso in corso Insurrezione, nei pressi del luogo dove la povera donna è stata travolta intenzionalmente. Lo ha firmato Casa Pound. “E se fosse tua madre? Remigrazione subito”. Così hanno scritto ignoti del movimento politico di estrema destra. Poi qualcuno lo ha rimosso, all’alba. Il Pd, tramite il segretario provinciale Simone Marchesi e quello vigevanese Marco Vassori, ha risposto con un comunicato in cui sottolinea come “la sicurezza non si ottiene con slogan xenofobi, ma con politiche efficaci, inclusive e giuste. Rifiutiamo la logica della colpa collettiva”.
Coviello si trova ancora in terapia intensiva all’ospedale Niguarda di Milano. Ha perso la gamba destra, ha gravi danni alla sinistra e le sue condizioni rimangono critiche. Voleva soltanto prendere un aperitivo col suo compagno, nel solito bar, come tante altre volte. L’incubo per la gravellonese è iniziato lunedì 16 giugno poco prima delle 20. Era seduta nel dehors dell’Antica Caffetteria in corso Insurrezione, la via principale di Gravellona. Intorno a quell’ora Craiet Ben Ouafi, 41 anni, tunisino, con precedenti penali, è entrato al bar insieme alla compagna. Ha ordinato una sambuca, forse non era per lui il primo “giro” della giornata. Il suo atteggiamento è diventato intollerabile e molesto. Ha litigato con la barista (forse col pretesto, improbabile, che il liquore fosse “annacquato”) e le ha messo le mani addosso. Il marito di lei e alcuni clienti lo hanno allontanato dal locale. Furioso, è salito sulla sua Fiat 500 nera guidata dalla fidanzata e si è allontanato. Sembrava finita lì: un cliente indesiderabile che esce di scena. Invece ha scansato la compagna, si è messo al volante, è tornato indietro e ha usato la vettura come un ariete. A velocità sostenuta, come riferiscono i testimoni, è andato dritto contro il bar. Federica Coviello e il compagno Davide Caramaschi, 52 anni, sono stati travolti. Uno scontro quasi frontale. Gli altri avventori sono riusciti a fuggire in tempo, saltando via o rifugiandosi all’interno del bar. Loro no: erano all’ultimo tavolino, se ne sono accorti troppo tardi. Federica aveva una gamba a pezzi: è stata necessaria l’amputazione. I soccorritori l’hanno trasportata con l’elisoccorso, atterrato nel campo sportivo del paese al Niguarda in codice rosso. Davide invece è andato al policlinico San Matteo di Pavia in codice giallo, con una frattura multipla all’arto inferiore sinistro. Non c’entravano nulla. Erano solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ben Ouafi è scappato a piedi. Altri avventori hanno cercato di raggiungerlo, inseguendolo. Per sua fortuna sono arrivati prima i carabinieri della compagnia di Vigevano guidati dal tenente colonnello Paolo Banzatti, già diretti verso l’Antica Caffetteria dopo la prima segnalazione, quando il tunisino aveva percosso la barista. Non è stato semplice sottrarlo al linciaggio: la folla, accorsa numerosissima, gli urlava di tutto. Alcuni hanno provato anche a forzare il blocco delle forze dell’ordine per tirarlo giù dalla “gazzella” e dargliele di santa ragione. Tant’è: anche lui è andato all’ospedale, quello di Vigevano, per gli accertamenti e soprattutto per capire quanto alcol e quanta droga ci fosse nel suo sangue. L’ultima meta è stata il carcere di Pavia, in arresto per tentato omicidio. Intanto il paese sgomento piange per Federica Coviello, barista anche lei: gestiva l’altro locale, quello a 50 metri da lì, fino a qualche mese fa. Voleva solo godersi un drink in una bollente sera d’estate. La sua esistenza sarà rovinata, per sempre.