Login / Abbonati

VIGEVANO – Istigazione alla corruzione, corruzione e falsità ideologica. Contestando questi reati la Procura di Pavia chiede il rinvio a giudizio per tutti i protagonisti della “congiura di Sant’Andrea”.  Tra gli otto figurano anche l’ex eurodeputato leghista Angelo Ciocca, l’imprenditore vigevanese Alberto Righini e la compagna di quest’ultimo.
Lo ha reso noto il Procuratore Fabio Napoleone attraverso una nota diffusa nel pomeriggio di lunedì 14 aprile, chiarendo che si tratta di due filoni d’inchiesta tra loro connessi.
Il primo riguarda il tentativo di corruzione che sarebbe stato messo in atto nei confronti del consigliere comunale Emma Stepan, proprio per far sì che la donna si unisse alle dimissioni di massa per far cadere il sindaco Andrea Ceffa. 
Questa l’ipotesi accusatoria: “Nel novembre 2022 Alberto Righini (imprenditore edile, Presidente dell’Ance di Pavia), con l’aiuto di Angelo Ciocca avrebbe proposto circa 15.000,00 euro alla Consigliera Emma Stepan, tramite il convivente Luca Battista, per convincerla a rassegnare le proprie dimissioni insieme ad altri 12 consiglieri, nel contesto di quella che venne ribattezzata la “congiura di Sant’ Andrea”. – secondo quanto diffuso dalla Procura – I due rifiutarono, ma segnalarono l’accaduto al Sindaco Ceffa. Per questi fatti Alberto Righini è sottoposto alla misura cautelare della interdizione temporanea dalla attività imprenditoriale”.
Le dimissioni vennero sventate. Ma, secondo l’accusa, il sindaco per assicurarsi il sostegno del consigliere Roberta Giacometti, di professione avvocato, le avrebbe procurato una consulenza fittizia presso Asm, “di cui la municipalizzata non aveva alcuna effettiva necessità”. 
Secondo l’accusa, i tre dirigenti di ASM Vigevano (Alessandro Gabbi, Veronica Passarella e Matteo Ciceri), dal canto loro, pur nella piena consapevolezza della assoluta inutilità della prestazione, avrebbero a vario titolo collaborato per conferire alla  Giacometti la consulenza per il tramite di un prestanome. 
In questa seconda vicenda si contestano a Ceffa, alla Giacometti e ai tre dirigenti i reati di corruzione e falso ideologico. 
Secondo l’impianto accusatorio degli inquirenti, gli attori di questa seconda vicenda “sarebbero stati disposti a falsificare la determinazione dirigenziale di affidamento dell’incarico, facendo falsamente risultare che il contratto di consulenza fosse affidato ad una terza persona e non alla Consigliera Comunale che, in quanto, tale sarebbe stata incompatibile”. 
Per queste ipotesi di reato, Andrea Ceffa si trova ristretto agli arresti domiciliari.
Anche la Giacometti e i tre dirigenti ASM sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari sino al momento delle rispettive dimissioni, a seguito delle quali la misura è stata sostituita con la interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Le indagini si sono quindi concluse e hanno portato la Procura a chiedere il rinvio a giudizio per Angelo Ciocca, Alberto Righini, Alice Andrighetti, Andrea Ceffa, Roberta Giacometti, Alessandro Gabbi, Veronica Passarella e Matteo Ciceri.