Terremoto politico a Vigevano: arrestato Ceffa, oggi l'interrogatorio di garanzia

VIGEVANO – Il terremoto nel municipio di Vigevano è scoppiato giovedì all’alba, quando i carabinieri di Pavia dopo essersi recati a casa del sindaco, Andrea Ceffa (che vive a Molino del Conte, frazione di Cassolnovo), lo hanno condotto nel palazzo comunale per perquisire il suo ed altri uffici, compreso quello tecnico, ed esaminare documenti. Altri militari si trovavano per lo stesso motivo nella sede di Asm, la municipalizzata che gestisce vari servizi pubblici.
Poi Ceffa, difeso dall’avvocato Luca Angeleri, poco dopo mezzogiorno, seduto sul sedile posteriore della “gazzella” cercando di non farsi scorgere da giornalisti e curiosi, è stato portato via. Per lui è arrivato l’arresto insieme ad altre quattro persone. Tutt’ora si trova ai domiciliari “per evitare l’inquinamento delle prove”. Le accuse? Aver consentito un incarico da consulente in cambio della fedeltà politica di uno dei suoi consiglieri comunali. Corruzione, quindi. Questa è la ragione che ha spinto la Procura della Repubblica di Pavia a disporre gli arresti domiciliari per il primo cittadino di Vigevano. Oltre a lui sono quattro le persone oggetto della stessa misura di custodia cautelare. Il consigliere comunale di maggioranza Roberta Giacometti, avvocato, eletta in una lista civica. Poi il direttore amministrativo di Asm Vigevano e Lomellina e l’amministratrice unica, rispettivamente Alessandro Gabbi e Veronica Passarella. Infine Matteo Ciceri, amministratore unico di Vigevano Distribuzione Gas.
I loro interrogatori di garanzia si concludono oggi, mercoledì, dopo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pavia Luigi Riganti su richiesta della Pm Chiara Giuiusa, che ha condotto l’indagine. Lunedì Gabbi e Passarella, difesi dal legale Marcello Caruso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il motivo è meramente tecnico: il loro difensore ha la necessità di studiare in maniera più approfondita le carte dell’inchiesta. Ieri toccava a Giacometti e Ciceri. Oggi a Ceffa: leghista da sempre, è stato vicesindaco per dieci anni e poi sindaco per quattro. Vigevano è un fortino della Lega, che l’amministra da 14 anni ed è in maggioranza da 24. Nel 2020 vinse al primo turno riunendo il centro-destra. Laureato in Scienze della comunicazione, 51 anni, sposato con due figli, è responsabile del business in una ditta cittadina.
La vicenda s’inserisce negli strascichi della “congiura di Sant’Andrea”. Il 30 novembre 2022 (sant’Andrea, appunto) tutta l’opposizione e alcuni membri della maggioranza si erano dimessi per far cadere Ceffa. Poi uno, Riccardo Capelli, si era tirato indietro all’ultimo, salvando l’amministrazione in extremis. Ma qualcosa non tornava, e infatti la vicenda ha generato polemiche infinite. Secondo l’accusa, per garantirsi la fedeltà di Giacometti il sindaco “le avrebbe procurato tramite un prestanome una consulenza legale presso Asm”. La municipalizzata non ne aveva alcun bisogno, eppure “i dirigenti, consci dell’inutilità della prestazione, avrebbero collaborato comunque”. L’incarico, dal costo di 6mila euro annui, sarebbe stato affidato secondo l’accusa a una collaboratrice dello studio legale della stessa Giacometti. La collaboratrice per ora non risulta indagata.
L’indagine non si conclude qui, perché durante i giorni convulsi del novembre 2022 c’era anche chi aveva interesse a mandare a casa Ceffa. Come, secondo gli atti della Procura, l’ex parlamentare europeo Angelo Ciocca e l’imprenditore edile Alberto Righini, anche presidente di Ance Pavia. Anche Ciocca, difeso dal legale Marika Albertini, è della Lega, ma non della stessa corrente. I due risultano solo indagati, senza attualmente altri provvedimenti nei loro confronti, per “istigazione alla corruzione” insieme alla compagna di Righini, Alice Andrighetti. Giovedì sono state perquisite le loro abitazioni e i loro uffici. Per Righini (anch’egli difeso da Caruso, sarà sentito oggi) il magistrato ha presentato una richiesta di misura interdittiva sulla limitazione temporanea di alcune attività professionali e imprenditoriali. Avrebbero “avvicinato un consigliere comunale di maggioranza promettendogli 15 mila euro se si fosse dimesso anche lui”. Si tratta di Emma Stepan, del gruppo di maggioranza Destra indipendente, prima eletta con Fratelli d’Italia. Lei sarebbe andata a San Genesio convocata da Ciocca nel suo ufficio, rifiutando però di venire corrotta e, quindi, di dimettersi. Un esposto alla Procura, parrebbe partito proprio da Ceffa, ha dato il via alle indagini.
Mentre Ceffa è stato sospeso dal Prefetto dal ruolo di sindaco, e Giacometti da quello di consigliere, la giunta giovedì pomeriggio è stata convocata comunque. L’ha presieduta la vice, Marzia Segù, ora sindaco facente funzione. Si va avanti, malgrado tutto, in attesa di eventuali e clamorosi nuovi colpi di scena.