Vigevano-Magenta, a settembre le ruspe al lavoro per aprire la via verso Malpensa

VIGEVANO - I primi rilievi già in queste settimane, da settembre le ruspe: il cantiere per la Vigevano-Magenta, dopo anni di rinvii e ricorsi, è pronto per partire. Cominceranno nei prossimi giorni i lavori preliminari per la realizzazione dell’arteria stradale che garantirà un collegamento più rapido tra la città ducale e il Milanese: la fase preparatoria consiste nel completamento dell’acquisizione delle aree interessate e alla risoluzione delle interferenze del tracciato, poi nel mese di settembre si aprirà il cantiere vero e proprio, con la fine dei lavori prevista per il 2028. Quella in realizzazione è la cosiddetta tratta C, della lunghezza di 7 chilometri e che interesserà i comuni di Ozzero, Abbiategrasso e Albairate. Claudio Andrea Gemme, ad di Anas (ente appaltante), aveva definito l’opera «fondamentale per la mobilità della Lombardia. L’infrastruttura garantirà una riduzione sensibile dei tempi di percorrenza fra Magenta e Vigevano migliorando i livelli della circolazione». Gemme in una precedente dichiarazione auspicava che entro l’anno non solo fossero avviati i lavori per la tratta C, quella che collegherà Vigevano ad Albairate bypassando il centro urbano di Abbiategrasso, ma anche la tratta A, che arriverà fino a Magenta: «Il cronoprogramma prevede per il lotto C, del valore di 170 milioni di euro la stipula del contratto e le attività propedeutiche per l’avvio dei lavori, quali espropri ed eliminazione delle interferenze, ed entro l’anno, l’appalto per il lotto A, del valore di 184 milioni di euro».Il percorso della superstrada ha generato divisioni profonde sul territorio. Favorevoli al progetto si sono sempre detti i comuni di Vigevano, Abbiategrasso, Magenta, Ozzero e Robecco sul Naviglio, che vedono nell’opera un’occasione concreta per ridurre il traffico e accorciare i tempi di percorrenza tra due aree economicamente connesse ma finora poco collegate. Contrari, invece, i comuni di Albairate, Cassinetta di Lugagnano e Boffalora sopra Ticino, affiancati dal comitato “No Tangenziale”, che ha raccolto 15mila firme, dalle associazioni ambientaliste e dai sindacati degli agricoltori. I critici contestano soprattutto il consumo di suolo: secondo le stime, il 97% del tracciato passerà su terreni agricoli fertili. Inoltre, viene sottolineata la mancanza di alternative sostenibili, come investimenti sul trasporto pubblico o sulla mobilità dolce. Nel 2020, i contrari avevano ottenuto una vittoria significativa al TAR, che aveva accolto alcuni rilievi relativi alle modifiche del progetto e alla valutazione d’impatto ambientale. Ma ora il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza, stabilendo che le modifiche non richiedevano una nuova VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e che “la legislazione in tema di consumo di suolo non impedisce di per sé la realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza strategica”, come ha precisato Anas.
Edoardo Varese