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TROMELLO – Il percorso del penitente dall’identità segreta sarà illuminato solo dalle luci delle candele portate a mano dai fedeli, mentre le catene ai piedi provocano impressione e turbamento al contatto con il selciato. La Processione del Crocione in programma domani (giovedì) verso le 21.30, al termine della messa “In coena Domini” delle 20.45, è uno dei riti più sentiti nella tradizione popolare della Lomellina cristiana e anche dei più antichi visto che risale al 1630, anno della “peste manzoniana”.
A Tromello la rappresentazione del Giovedì Santo vede al centro un penitente incappucciato, che, secondo la secolare tradizione, deve espiare un peccato grave o una colpa inconfessata. La sua identità è nota solo a due persone: il parroco e il Cireneo in tunica bianca che lo affianca nella Via Crucis per le vie del paese. Il penitente, che cambia di anno in anno, porta catene ai piedi nudi trascinate sul selciato e indossa una tunica scarlatta con un cappuccio che gli copre il viso: sulle spalle, una croce di legno del peso di 45 chili. 
Il percorso inizierà dalla chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo per terminare, dopo piazza Campegi e via Trieste, in quella di San Rocco, da sempre venerato come patrono degli appestati. “È molto probabile che questa tradizione – spiegano gli esperti di storia locale Giancarlo Bindolini e Pierangelo Colombani – sia nata attorno al 1630, quando in Lomellina si diffuse la terribile peste che portò a una grande devozione per Rocco di Montpellier, protettore degli appestati, e che la stessa sia stata poi tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Da un documento sappiamo che a Tromello questa usanza era prerogativa della Confraternita di Santa Maria Loretana: si presume che fra Sette e Ottocento la tradizione sia stata trasferita dai fedeli alla chiesa di san Rocco in seguito alla confisca della confraternita da parte del governo napoleonico”.

Umberto De Agostino