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“Il riso, nell’ambito degli accordi internazionali, sia considerato un prodotto sensibile dai negoziatori europei. E l’Unione europea difenda il nostro riso contro i dazi americani paventati da Donald Trump”. Mario Francese, presidente dell’Associazione industrie risiere italiane (Airi) e amministratore delegato della Euricom (Curti Riso) di Valle Lomellina, fa il punto della situazione sul settore riso, di cui Pavese e Lomellina sono le prime zone europee per superficie con 80mila ettari. Le prospettive negoziali e le possibili nuove concessioni sono al centro dell’agenda dell’Airi, con sede a Pavia, che presenta un fatturato medio annuo di 1,3 miliardi di euro e 1,1 milioni di tonnellate di riso lavorato. “L’attuale scenario geopolitico – commenta il presidente Francese – sta ridimensionando il ruolo degli accordi internazionali e le grandi potenze mondiali stanno ripensando le strategie commerciali. Ne è un esempio l’approccio degli Stati Uniti ai dazi: al momento, non si prevedono dazi specifici per il riso, ma non è escludibile che il prodotto europeo possa essere colpito nell’ambito di un pacchetto di misure alla stregua di quanto avvenuto nel 2018 per la controversia su acciaio e alluminio. È anche vero che il riso italiano, per un totale di 6.500 tonnellate annue, raggiunge il mercato americano per la sua qualità e specificità: è destinato a una nicchia di mercato che tende a mantenere una certa domanda e che probabilmente non risentirebbe di eventuali misure tariffarie. In questo scenario globale, appare comprensibile che l’Unione Europea voglia garantire stabilità ai propri mercati siglando accordi di libero scambio con alcuni partner strategici: Mercosur e India ne sono un esempio”. Comunque, per gli industriali risieri è fondamentale che, nell’ambito di questi accordi, il riso sia considerato come un prodotto sensibile dai negoziatori europei. “Se da un lato – prosegue Francese – l’Ue punta a garantire un approvvigionamento sicuro di riso, a fronte di una produzione interna capace di coprire solo la metà dei consumi comunitari, è necessario evitare nuove concessioni che possano alterare il mercato interno portando pregiudizio al mondo produttivo. È evidente che l’India punterà a un accordo di libero scambio che valorizzi il Basmati e la Thailandia cercherà di ottenere una liberalizzazione come quella concessa recentemente al Vietnam. Il rischio più grande e concreto è che tali concessioni finiscano per agevolare ancora di più le importazioni di riso confezionato, penalizzando la filiera comunitaria”. Sotto l’aspetto promozionale, poi, l’Airi lancia l’idea di un Forum del riso europeo. L’idea alla base di questo evento è di riunire a Bruxelles, prima dell’estate, gli attori della filiera risicola comunitaria per un confronto aperto e costruttivo con le autorità governative dei principali Paesi produttori, i deputati del Parlamento europeo e i rappresentanti della Commissione. “L’obiettivo del Forum – conclude Francese – non è solo di approfondire le sfide e le opportunità del comparto, ma anche di costruire una posizione unitaria e condivisa della filiera europea sui principali temi di interesse del settore. A tal fine, il Forum prima dell’estate dovrebbe culminare nella presentazione di un documento congiunto che sintetizzi le istanze e le priorità della filiera: documento che sarebbe poi illustrato a settembre alla presenza dei ministri competenti rafforzando così il peso delle istanze comuni e fornendo un quadro autorevole delle esigenze della filiera risicola europea”.   

Umberto De Agostino