Lomellina a rischio estinzione: il convegno organizzato dal Gal lancia un grave grido d’allarme

SANT’ANGELO – E adesso? Il sasso nello stagno è stato lanciato. Ma più che di un sasso, si tratta di un vero e proprio macigno. Una serie considerevole di centri lomellini, a lungo termine, è destinata a “desertificarsi”. Tradotto in soldoni: alcuni Comuni rischiano di sparire.
È l’estrema sintesi del convegno organizzato da Gal Risorsa Lomellina, ospitato giovedì scorso dal teatro degli Agricoltori di Sant’Angelo.
“Un paese ci vuole: denatalità, spopolamento, desertificazione. Prospettive per la Lomellina”, questo il tema “impegnativo” affrontato giovedì scorso da tecnici ed esperti.
“Queste problematiche mi stanno fortemente preoccupando – ha esordito Stefano Leva, presidente del Gal e promotore del convegno – La denatalità ci condurrà allo spopolamento e le nostre comunità resistono perché ora hanno molti anziani. Iniziamo però a subire gli effetti della desertificazione: i negozi chiudono e alla chiusura saranno destinate anche molte scuole. Questo meccanismo avrà una ricaduta anche sul sociale. Prima le scuole per l’infanzia saranno costrette a fare una riflessione sul loro futuro e poi lo stesso ragionamento dovrà essere affrontato dalle società sportive. E poi ancora toccherà alle biblioteche”. È un meccanismo circolare che andrà a penalizzare tutto il contesto sociale della Lomellina. Senza giovani molti paesi perderanno la scuola, che sarà accorpata a quella dei Comuni limitrofi, le squadre di calcio, pallavolo o basket non avranno ragazzi nemmeno per allestire una squadra e le biblioteche, come pronosticato da Leva, non avranno lettori. E quindi chiuderanno. I paesi, inevitabilmente, si svuoteranno.
Cosa fare? Un territorio frammentato, diviso, a tratti disorganizzato come può reagire? Senza coesione territoriale, senza la capacità (o la volontà?) di fare massa critica dove può andare? Agli occhi delle istituzioni “superiori”, la Lomellina sarà sempre la terra dei campanili e delle mille voci. Una terra frammentata, buona solo per essere ammaestrata.
Chi prova ad andare controcorrente è Matteo Grossi, sindaco e “padrone di casa”. Grossi non ha la sindrome del salmone, pungola nella speranza di accendere una riflessione. Soprattutto cerca di invitare i suoi colleghi sindaci a fare un esame di coscienza.
“La denatalità è un problema che cci siamo creati. – esordisce – Guardiamo al mondo: più ci spostiamo ad est e più si fanno figli, più andiamo verso occidente e meno figli si fanno. La denatalità è un fatto culturale, possiamo dire che è figlia del benessere e dell’egoismo. Viviamo in un mondo a portata di clic, il ruolo della donna è cambiato e le palestre sono aperte 24 ore su 24. Per crescere dei figli sono necessari dei sacrifici, i giovani devono togliere un po’ di tempo a loro stessi. Insomma, non è costruendo asili che si fanno figli!”.
Dalla teoria il ragionamento di Grossi si sposta sulla pratica. Agli sprechi che si sono registrati grazie ai fondi del Pnrr distribuiti a quei Comuni che per combattere lo spopolamento hanno fatto della promozione turistica, o hanno implementato servizi di coworking in posti raggiungibili solo con il fuoristrada.
“Il vero problema dei nostri Comuni è che non sappiamo dove mettere gli anziani e, purtroppo, il Pnrr non guardava agli anziani. – aggiunge Grossi – Con la scusa del Pnrr sono stati sprecati in maniera vergognosa centinaia di milioni di euro: è stato un fallimento! Guardiamo poi al nostro territorio: oggi sento parlare tanto di piste ciclabili, quasi fosse un argomento che ciclicamente torna di moda. Ha senso investire in piste ciclabili accanto alla strada statale, dove il ciclista di turno respira i gas di scarico di camion, automobili e motociclette, quando abbiamo una serie infinita di strade bianche che collegano tutti i paesi della Lomellina? Un altro spreco di denaro che ha visto questo territorio è stato il ripristino della linea ferroviaria Mortara – Casale. Chiusa per mancanza di utenza, è stata fatta riaprire dall’insistenza di alcuni comuni con il risultato che tra qualche anno verrà nuovamente chiusa. E con quello che è stato speso per sistemare la tratta ferroviaria, per quanti anni si poteva pagare il servizio sostitutivo realizzato con pullman? Quello sì che era un itinerario dove poteva venire realizzata una pista ciclabile dalla Lomellina al Monferrato!”.
Al convegno sono intervenuti anche Ilda Curti (università di Torino), Gisella Accolla e Antonio Dal Bianco (Polis Lombardia), Luca Manenti (direttore Ascom della provincia di Pavia) Giuliana Baldin (presidente Federsolidarietà Milano e dei Navigli) e Luigi Leone (direttore generale della fondazione Istituzioni riunite di Mede). Assente la Provincia di Pavia: il presidente Palli, invitato, non ha partecipato.