Buon compleanno, Carnaroli! Un’eccellenza che da ottanta anni... tiene bene la cottura!

CASTELLO D'AGOGNA - Il 2025 non sarà solo l’anno del Giubileo, ma anche e soprattutto un anno di celebrazione per la risicoltura italiana, grazie a due anniversari di grande rilevanza: i 100 anni dalla prima ibridazione artificiale del riso in Italia e gli 80 anni dalla nascita della varietà Carnaroli, simbolo indiscusso della tradizione risicola nazionale e icona della cucina italiana.
“Il punto di svolta per la risicoltura italiana - spiega Filip Haxhari, responsabile del dipartimento ricerca del Centro Ricerche Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna - arrivò nel 1925, quando, presso la stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli, il professor Sampietro introdusse per la prima volta in Italia e in Europa la tecnica dell’incrocio artificiale tra varietà di riso. Questa innovazione permise di sviluppare nuove varietà adatte alle esigenze agricole ed enogastronomiche del Paese, ponendo le basi per la modernizzazione della risicoltura”. Grazie a questa tecnica rivoluzionaria, l’Italia riuscì a creare decine di varietà “made in Italy”, che si affiancarono alle cultivar tradizionali locali. Tra queste, il Carnaroli, nato nel 1945, che si affermò rapidamente come il riso per eccellenza, destinato a rivoluzionare la cucina italiana.
“La creazione del Carnaroli - continua a raccontare Filip Haxhari - fu il risultato di anni di selezione genetica e passione risicola. Ettore De Vecchi, pioniere di Paullo, in provincia di Milano, incrociò il Vialone con una varietà di origine giapponese, il Lencino, per ottenere un chicco di qualità superiore, in grado di adattarsi alle condizioni climatiche e produttive italiane. La pianta inizialmente si dimostrò delicata e di difficile coltivazione, ma la sua straordinaria resa in cucina conquistò presto l’industria risiera e gli chef di tutto il mondo”. Il Carnaroli si distinse per il suo chicco grande e semi-affusolato, definito “superfino” grazie al suo alto contenuto di amilosio, che garantisce una perfetta tenuta in cottura. Questo lo rende ideale per i risotti, dove la sua capacità di assorbire aromi e condimenti e la sua consistenza cremosa esaltano ogni ricetta. “Negli anni successivi - prosegue il responsabile del Dipartimento ricerca del Centro Ricerche Ente Nazionale Risi - il Carnaroli divenne un simbolo della cucina italiana e un punto di riferimento per la risicoltura nazionale. Nel 2017, la denominazione ‘Carnaroli Classico’ è stata introdotta per certificare la tracciabilità e l’autenticità di questa varietà, garantendo l’uso di semi originali e mantenendo alto il prestigio di un prodotto unico”. Oggi, il Carnaroli è coltivato in tutta la Pianura Padana, in particolare in Lombardia e Piemonte, ma anche in Veneto ed Emilia-Romagna.
La sua produzione coinvolge agricoltori tradizionalisti e appassionati, che continuano a investire nella qualità e nella conservazione di questa eccellenza. Il Centro Ricerche sul Riso, sotto la direzione scientifica di Filip Haxhari, ha sottolineato l’importanza di questo anniversario per ricordare le radici della risicoltura italiana e promuovere innovazioni future. L’Ente Nazionale Risi continua a garantire la purezza del seme, fondamentale per mantenere la qualità del prodotto lungo tutta la filiera risicola.
“L’80° anniversario del Carnaroli - conclude Haxhari - non è solo un momento di celebrazione, ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza della risicoltura italiana nel panorama agricolo ed enogastronomico globale. Una storia di tradizione, innovazione e passione che, a distanza di ottant’anni, continua a portare in alto il nome dell’Italia nel mondo”.
Massimiliano Farrell