Ottant’anni fa il martirio del beato Teresio Olivelli nel lager tedesco di Hersbruck

Un modello di compassione e di carità cristiana. Una vita spesa per gli altri, tanto da fargli guadagnare l’appellativo di “difensore dei deboli”. Venerdì prossimo, 17 gennaio, ricorre l’80esimo anniversario del martirio del beato Teresio Olivelli, avvenuto nel campo di concentramento di Hersbruck. L’anniversario assume un significato particolare perché avviene nell’anno del Giubileo incentrato sul tema “Pellegrini di speranza”. Teresio Olivelli ha portato la speranza dove tutto era tenebra e sconforto, ha illuminato con la luce della fede l’abisso e la mostruosità del lager. E proprio per questi motivi è stato ucciso “in odio alla fede”. Il martirio è stata la naturale conclusione di una vicenda umana che, seppur breve, appare straordinaria. Teresio Olivelli è stato ucciso a soli 29 anni, ma in questo lasso di tempo, così breve, ha avuto il coraggio di caricarsi sulle spalle la croce e di seguire l’esempio del Re dei martiri. “Nel periodo della detenzione nei lager di Bolzano, Flossenbürg ed Hersbruck fu portatore di speranza per gli afflitti come lui; esprimeva in pienezza l’offerta di sé con atti di carità e di aiuto fraterno, anche a costo della propria vita. – spiega monsignor Paolo Rizzi, sacerdote mortarese in servizio presso la Segreteria di Stato di sua Santità e postulatore della Causa di beatificazione e canonizzazione di Olivelli – Interveniva a difesa dei più deboli e dei più colpiti, interponendosi e prendendo lui le percosse destinate ad altri; rinunciava alla sua razione di cibo per i malati; puliva i colpiti da dissenteria; assisteva fino alla fine i moribondi. Con straordinario coraggio non pensò mai alla propria incolumità, ma fu totalmente impegnato per la salvezza spirituale e materiale del prossimo donando conforto e aiuto. E alla fine i nazisti lo uccisero perché amava troppo e con il suo amore evangelico infondeva speranza in quei luoghi di disperazione”. Contro l’odio, “gli ideali d’accatto” e la vita comoda, Teresio Olivelli ha vissuto una rivolta d’animo seguendo, né più né meno, il Vangelo. Ha incarnato una rivolta morale contro le grandi ideologie novecentesche, atee e materialiste, indicando la via per una nuova società più libera, più giusta e più cristiana. Ed essendo lui un giovane di valore, avrebbe potuto comodamente ritagliarsi un ruolo di primo piano dell’Italia repubblicana. Gli sarebbe bastato “imboscarsi”. Il suo spendersi per gli altri, per i deboli, lo ha invece portato a partire come volontario per la tremenda campagna di Russia. Lo ha portato ad aderire al movimento resistenziale cattolico delle Fiamme Verdi. La vicenda umana e spirituale di Teresio Olivelli è unita da un sottile filo rosso, dalla carità, dallo spendersi per il prossimo. Così è vissuto e così è morto il martire mortarese. E La Chiesa, dopo un lungo iter, ha riconosciuto la santità di vita del giovane Teresio Olivelli. Dopo la cerimonia di beatificazione, avvenuta a Vigevano il 3 febbraio 2018, il giorno della memoria liturgica è stato stabilito al 16 gennaio e vede coinvolte le parrocchie e le realtà ecclesiali non solo della diocesi di Vigevano, ma anche delle diocesi di Como, essendo nato a Bellagio, di Pavia, dove ha studiato all’università diventando poi rettore del collegio Ghislieri, di Bamberg, nel cui territorio ha subito il martirio, e dell’Ordinariato militare, in quanto Olivelli apparteneva al corpo degli alpini. Il ricordo si esprime soprattutto con la preghiera e nella riscoperta della spiritualità e del carisma del martire. Fedeli, devoti ed estimatori del martire possono vedere nel beato Olivelli un intercessore di favori e grazie celesti. Oltre che un esempio quotidiano. Gli insegnamenti di Olivelli, infatti, sono vicini ai tempi moderni: non ha esitato, armato di coraggio e fede, a vivere appieno l’identità cristiana. Ma cosa resta di Teresio Olivelli 80 anni dopo il suo martirio? Sotto i nostri occhi appare una figura complessa e forse un po’ troppo “lontana”, ma il messaggio che il giovane mortarese ha lasciato è fortemente attuale. La contemporaneità non è data unicamente dalla definizione che si dà alla Storia, ma alle somiglianze che l’epoca in cui ha vissuto Olivelli ha con l’attualità. Ora come allora il mondo è in guerra. Ora come allora i grandi sistemi che muovono il mondo sono in crisi, mettono in mostra tutti i loro difetti. La loro impossibilità nel creare una “società ideale”. E’ in questo scenario che si pone un aspetto fondamentale della straordinaria esperienza umana e spirituale rappresentata dalla vita del beato Teresio: l’insegnamento che ha dato e che dà con il proprio esempio. Con la propria vita. Olivelli è la guida che indica la strada, questo è il suo più grande insegnamento. Un insegnamento vero perché vissuto. La breve vita del martire lomellino è qualcosa di straordinario, addirittura alcuni aspetti possono sembrare agli occhi di chi l’osserva del tutto irrazionali perché vissuti con lo slancio e la gioia della santità. Con l’eroismo e il coraggio della fede. Questo è l’elemento trascinante, il tratto caratterizzante, di un giovane letteralmente fuori dall’ordinario. E la sua vita è indubbiamente “intensa”, accentuata dal punto qualitativo e quantitativo di quanto era, ieri come oggi, catalogato come “normale”. “A ottant’anni dal suo martirio l’esempio di questo giovane martire della fede ci incoraggia a essere testimoni di carità, operatori di pace, artefici di solidarietà, ma soprattutto missionari di speranza. - osserva monsignor Paolo Rizzi - La santità di Teresio Olivelli sta tutta qui: con la sua vita, le sue scelte, le sue opere ha manifestato Cristo nostra salvezza, diventando così profeta di speranza”.