Risicoltura, il pericolo arriva da Oriente: ora l’Ente Risi pretende la salvaguardia automatica
L’Ente nazionale risi vuole ottenere la clausola di salvaguardia automatica. Lo ha confermato la presidente Natalia Bobba in un convegno agricolo a San Pietro Mosezzo, nel Novarese. “L’Italia – ha detto di fronte a una folta platea di risicoltori, anche lomellini – è da tempo impegnata con Spagna, Portogallo e Grecia per far approvare dal nuovo Parlamento europeo una clausola automatica per difenderci dal riso a dazio zero esportato dal Sudest asiatico: pensiamo a una soglia di 250mila tonnellate, oltre la quale il prodotto asiatico dovrà pagare il dazio per esportare in Europa. Al momento, vediamo una Francia piuttosto titubante, ma l’importante è il sostegno della risicoltura spagnola, seconda dopo quella italiana per superfici e volumi di fatturato. In questa fase, l’approvazione definitiva della clausola automatica resta fra color che sono sospesi, ma noi non demordiamo”.
Nella campagna agraria dell’anno scorso si era registrata una vera e propria invasione di prodotto asiatico a dazio zero, con le importazioni dalla Cambogia addirittura raddoppiate (+ 104%). Oggi oltre il 60% del riso importato dall’Italia è a dazio agevolato e quindi la reintroduzione del meccanismo è ritenuta fondamentale per la tutela delle oltre 10mila famiglie, fra dipendenti e imprenditori, impegnate in Italia in questa filiera produttiva, di cui Pavese e Lomellina sono ai vertici europei per superfici (circa 75mila ettari). “Senza dimenticare – ha concluso Bobba – il riso Basmati del Pakistan, che, in caso di forti esportazioni, diventerebbe un grave danno per i risi Indica italiani: la nostra filiera si butterebbe sui risi Japonica facendo precipitare il prezzo all’origine”.
Umberto De Agostino